Lunga intervista del Corriere dello Sport a Paolo Taveggia, oggi 73enne, ex dirigente del Milan di Berlusconi e, per un anno, anche dell'Inter di Moratti. "Berlusconi è l’uomo che mi ha dato quello che avrei potuto desiderare, gli devo tutto", ricorda oggi. 

Il contratto con l'Inter il 1° aprile del ’95.
"Prima della fine dell’anno me ne sono andato". 
 
Perché? 
"Divergenze, tante e diffuse. L’ultima, quando leggo sulla Gazzetta che Facchetti ha dichiarato di aver sfruttato l’amicizia di Tostão per evitare che Roberto Carlos e Caio disputassero un’inutile amichevole. Avevo fatto tutto io, mi ero speso con un dirigente della Fifa. Basta! Presento le dimissioni a Giammaria Visconti di Modrone che mi dà del matto. Convinto che Moratti le avrebbe rifiutate, mi presento in Saras, lui prima le accetta e poi mi chiede il motivo".

Cosa rispondi? 
"Aggiunge che sono una delusione e io lo ripago con la stessa moneta. Se posso darti un suggerimento, concludo uscendo, prova a dare ascolto a una sola persona e non a venti. E la persona migliore che hai vicino e ti vuole bene è Giammaria Visconti". 
 
Anch’io lo adoravo. Moratti ascoltava anche Moggi. 
"Dopo aver dato le dimissioni sono andato a trovare Luciano a Torino e sai cosa mi ha detto? “L’unico modo per lavorare all’Inter è standosene fuori”". 
 
Roberto Carlos, altra opera tua. 
"Solo sul piano pratico, io entro in scena quando il contratto col Palmeiras è chiuso. Manca solo la firma del giocatore. Moratti mi manda a San Paolo, arrivo e mi dicono che Roberto Carlos è a Punta del Este con la Nazionale per la Coppa America. Non posso andarci in auto, telefono al presidente, aereo privato e sono in Uruguay. Raggiungo l’hotel del Brasile, è inaccessibile, quelli del Palmeiras mi avevano detto che Teixeira e Havelange si potevano convincere solo in un modo". 
 
Ungendoli.  
"Mi confondo con la torcida, Roberto Carlos si affaccia alla finestra della camera, mi faccio riconoscere, do 100 dollari a un cameriere che gli porta il contratto, lui firma e il cameriere me lo riporta".

Altre cose in ordine sparso. 
"All’Inter le urla di Moratti per Baggio, promesso da Moggi e finito al Milan. Zanetti e la notte nella quale si aggiunge Rambert, il caso Kanu e la mancata visita medica, Paul Ince che convinco inseguendolo nella cucina di casa sua. I tre amministratori delegati, Moretti, Ghelfi e Visconti, che non andavano d’accordo. Ottavio Bianchi e la guerra ai dirigenti fin dalla prima partita a Firenze, il divieto di presentarci ad Appiano, la scelta di Hodgson fatta da Facchetti e le promesse a Tabarez, Ancelotti e Capello, tutti e tre usciti da casa Moratti convinti di essere il futuro allenatore dell’Inter. Le telefonate mattutine di Facchetti che incolpava di tutto Mazzola". 
 
Siamo all’amaro. 
"Arrigo non vuole lasciare che il Madrid faccia il riscaldamento sul campo e io che mando a quel paese lui e Galliani. Sempre Arrigo che chiede a Van Basten di arretrare per creare lo spazio per le ali e Marco che fa come gli pare e non lo sopporta. Il mio viaggio a Vienna da Platini presidente Uefa al quale spiego che la finale di Champions al mercoledi è una puttanata e che va giocata di sabato e Michel cambia la data. Sensi che propone il mio nome come direttore della Lega e Moratti che vota contro. La cena a Forte dei Marmi dove spiegano che sono stato licenziato dall’Inter perché avevo rubato e io che minaccio di querelare tutti. Sai cosa penso? Che la sera del Triplete, Massimo abbia finito di inseguire suo padre Angelo. Più triste che felice, il viaggio si era concluso". 

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Sezione: Focus / Data: Sab 19 aprile 2025 alle 13:15 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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