"Al di là della tattica, il primo requisito indispensabile in una fase cruciale della coppa è l’attenzione. Molti giocatori dell’Inter hanno già disputato la finale di Istanbul due anni fa e perciò sanno gestire certe emozioni". Così Demetrio Albertini, intervistato dal Corriere della Sera per anticipare i temi di Inter-Barcellona, semifinale Champions, lui che ha vestito anche la maglia blaugrana in carriera.

Un aggettivo per descrivere il Barça attuale?
"Una squadra sbarazzina, con i pro e i contro che ne conseguono. Concede qualche occasione agli avversari ma al contempo sa sfruttare la freschezza e l’imprevedibilità dei suoi giovani".

L’Inter parte svantaggiata?
"Assolutamente no. Marotta e Ausilio hanno costruito la squadra seguendo logiche semplici: mixando giovani ed esperti, facendo però affidamento su un gruppo di italiani come Barella, Acerbi, Bastoni, Darmian, Dimarco. Un elemento cruciale, perché sono loro che creano il senso di attaccamento alla maglia. Marotta aveva già seguito questo modus operandi alla Juventus e lo ha replicato a Milano".

È corretto dire che l’Inter per certi versi ricorda il suo Milan: un grande gruppo?
"Verissimo. In certi casi deve essere la società a creare il contesto per far rendere al meglio i giocatori. Uno spogliatoio coeso ti spinge a dare di più, a superare ogni difficoltà. Io posso testimoniarlo nella mia duplice veste. Da senatore del Milan e da straniero nel vestuario del Barça".

Intoppi da non sottovalutare?
"Per l’Inter sarebbe stato meglio giocare la prima gara a San Siro. Il Barcellona disputerà la partita d’andata come se fosse una finale, con la sua filosofia di gioco. I nerazzurri non devono commettere l’errore di avere un atteggiamento speculativo, pensando che ci sono ancora 90 minuti per ribaltare il risultato. Rischia che poi sia troppo tardi".

In quale settore del campo può vincere la partita?
"A centrocampo. L’Inter ha tre giocatori — Barella Calhanoglu e Mkhitaryan — che offrono al contempo equilibrio e imprevedibilità. Ciò determina anche il numero di palloni che arriveranno agli attaccanti".

Due anni fa dopo la sconfitta interna con il Monza, Inzaghi era a rischio esonero. Ora si celebra il suo record per aver raggiunto Herrera con due semifinali di Champions. Quanto è cresciuto?
"Direi che il suo valore esula dai risultati ottenuti. Consideriamo pure l’abilità a gestire il turnover sui tre fronti".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 19 aprile 2025 alle 12:15 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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