Tre giorni ci mise Gesù ad uscire dal sepolcro e a resuscitare dopo la lunga passione e crocifissione avvenuta sul Golgota. "Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo" recita l'antichissimo 'Simbolo degli apostoli', preghiera meglio conosciuta sotto il nome di 'Credo'. Tre giorni di passione che racchiudono tutto - o quasi - il mistero della fede cristiano-cattolica rappresentata dalla Trinità. Ma questo è un altro discorso, di cui non siamo peraltro particolari indiziati a giocare il ruolo di oratori delle sopraccitate avventure e al netto della curiosa coincidenza temporale e di una curiosa coincidenza di religiosità - dai canoni certamente da rivedere - di divino qui c'è poco o niente e non vorremmo risultare blasfemi. Tuttavia volendo giocare con il paragone che lo scomodo calendario di Serie A ci permette di fare, concedendoci di sconfinare in scomodi temi non particolarmente graditi in talune sedi, al netto della 'santa' settimana che l'Inter di Simone Inzaghi ha vissuto, per scoprire se si concluderà con una Pasqua o con una passione con crocifissione annessa dovremo e dovremmo attendere qualche ora, che di sicuro non farà particolarmente godere del pranzo pasquale. 

Altro che agnello arrosto e lasagne, la tavola degli interisti sarà meglio bandirla con pasta all'olio o riso in bianco per non appesantire gli stomaci già in subbuglio per l'appuntamento pomeridiano che più spaventa in questo finale di stagione, sotto il segno del tricolore. Un appuntamento che, bando alle ciance, manda già in modalità riserva fegato, pancreas e anche un po' di sistema nervoso, fortemente già turbato da quei famosissimi retaggi del passato che rimandano il ricordo a quel Bologna-Inter del 2022 il cui epilogo è noto a tutti. Ricordi non dolcissimi che non fanno particolarmente piacere alla vigilia di una festa, figuriamoci alla vigilia del match stesso. Il Bologna di Vincenzo Italiano è d'altronde reduce sì dal ko con l'Atalanta, ma anche dal pari col Napoli e dalle vittorie contro Empoli, Venezia e soprattutto Lazio, squadra sparigliata con una pesantissima manita. Insomma un breve riavvolgimento del nastro che la dice lunga sulla forma fisica e il momento attuale di un avversario che ormai non è più outsider né contro i nerazzurri né in Italia in generale. Non a caso i tre punti contro l'Inter sono ad oggi l'obiettivo degli emiliani che dopo la sconfitta in casa della Dea vogliono recuperare terreno rispetto alla Juventus, momentaneamente quarta in classifica e in zona Champions League, goal numero uno dei rossoblu. 

Presupposti che non lasciano dormire sogni particolarmente sereni alla squadra di Inzaghi e seguaci che fino al 70esimo del match pomeridiano di ieri tra Napoli e Monza avevano quasi sperato nel miracolo dei brianzoli, fino a quel momento resilienti e in grado di tenere alta l'asticella degli auspici di veder incappare la squadra di Conte in un altro pari che avrebbe potuto alleggerire le ventiquattro ore successive. Ma McTominay non ci sta e mette pepe alla corsa scudetto, portando il suo Napoli a pari punti dell'Inter, e pressione ai campioni d'Italia che al Dall'Ara dovranno sgasare per non rischiare un appaiamento in corsa che può portare non poche complicazioni psicologiche quanto matematiche che non giocherebbero a favore della squadra di Inzaghi tenendo conto del calendario davanti e degli appuntamenti in agenda a cavallo tra la fine di aprile e gli inizi di maggio. Ma l'eco delle parole di Alessandro Bastoni torna in tal senso utile e la serena schiettezza con la quale il difensore azzurro ha parlato di fiducia in sé stessi rende quelle stesse dichiarazioni autorevoli e rassicuranti, che nel linguaggio dell'interista equivalgono ad un abbraccio con pacca di rassicurazione sulla spalla annessa che tanto giova in queste ultime ore pre match che sì, può dire qualcosa senza però compromettere nulla. Fattualità che però non alleggerisce la pressione di una squadra che dopo la Pasqua vissuta lo scorso mercoledì, notte durante la quale l'Inter si è consacrata ancora una volta tra le migliori quattro d'Europa, non ha per niente voglia di ripercorrere la via Crucis mediatica nella quale verrebbe trascinata e che come tale deve però evitare di incappare in vecchi errori e scovare il Lucifero che potrebbe serpeggiare sul prato verde del Dall'Ara travestito da Giuda. Per evitare crocefissioni ma anche risurrezioni, perché in codesta sede come all'Inter di divino c'è poco o nulla e al contrario, per le preghiere nell'unica 'trinità' da queste parti conosciuta, non resta che invocare l'unico personaggio bibilico noto dalle parti di Milano e Appiano Gentile: il Demone di Piacenza.

Con la speranza che in casa del Bologna, nell'incantata - per non dire 'maledetta' - Emilia Romagna, l'Inter onori i riti sacri e soprattutto volontà del Demone (stonata iconica figura che non troppo si addice alla sacralità della Pasqua ma tanto fedele ai colori nerazzurri), nel segno di quella famosa 'trinità' simboleggiata da quelle tre dita alzate con orgoglio. Trinità o Triplete?

Sezione: Editoriale / Data: Dom 20 aprile 2025 alle 00:10
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
vedi letture
Print