L'anomalia della terza trasferta di fila in campionato, la quarta lontana da Bergamo se si conta il campo neutro in cui si è giocata la Supercoppa europea, non rappresenta l’agognata prima volta per Gian Piero Gasperini, che esce ancora con le ossa rotte da San Siro alla guida dell'Atalanta contro quell'Inter che continua a essere la sua bestia nera fuori casa. Dall'altra parte, Simone Inzaghi raccoglie la vittoria dell'abitudine, da campione d'Italia, con l'11 tipo, compreso Lautaro, che ci tiene subito a far vedere che è pienamente recuperato con uno scatto in profondità che muove in maniera innaturale la difesa della Dea. Scossa poco dopo dal primo scambio quinto a quinto del match: Nicolò Barella aziona con un colpo di tacco Federico Dimarco che offre a Matteo Darmian, che non manda la replica del gol col Lecce. Sempre in quel punto del campo, qualche secondo dopo, Berat Djimsiti pasticcia su una palla apparentemente innocua di Marcus Thuram e infilza Marco Carnesecchi per il vantaggio. L'Inter è un fiume in piena che i bergamaschi possono arginare solo commettendo fallo. Il problema è che le punizioni dal limite diventano un'arma per i padroni di casa: Dimarco o Calhanoglu, sinistro o destro? Si va con il turco che esplode il tiro ma troppo centrale. E' angolato quanto basta, invece, il sinistro al volo disegnato da Nicolò Barella dal limite dell'area: 2-0 e tante mani in testa tra i compagni e i gli oltre 70mila presenti per lo stupore generato da cotanta meraviglia balistica. 

Al 15', segnali di vita degli ospiti: dopo un palleggio insistito, arriva il primo tiro in porta con Davide Zappacosta che obbliga Yann Sommer a una parata non proprio scontatissima, anche visto il traffico davanti a lui. Mateo Retegui si avventa sul pallone vagante, ma non riesce nel tap-in calciando alto con poca precisione. Manca di potenza, invece, il colpo di testa di Marco Brescianini che finisce docile tra i guantoni del portiere. L'azione offensiva atalantina ha una sua continuità prima del cooling break con il terzo tentativo verso lo specchio avversario: ci prova ancora Retegui, sempre abbonato al primo verde. Dopo la breve pausa per dissetarsi, l'Inter vede fermarsi sul palo la possibilità del 3-0: incomprensione a metà campo tra du atalantini, si infila Thuram che abbassa la testa senza vedere Mkhitaryan, tutto solo sul secondo palo, e calcia tutto fuori equilibrio sul legno grazie alla deviazione del solito Djimsisti. Il copione si ripete identico fino al duplice fischio: Inter che copre compatta tutti gli spazi, in attesa di colpire in contropiede. Il problema è che lo strappo ce l'ha solo Thuram, gli altri faticano ad accompagnare, piegati in due dalla stanchezza. Quindi il rischio è dietro l'angolo, quello che per poco non pesca Lazar Samardzic con un rasoterra infido sul quale Sommer era rimasto impassibile. E' l'ultima scena degna di nota del primo, che si chiude con gli ennesimi cori anti-Gasperini della Curva Nord. 

SECONDO TEMPO - 

Bastano solo 23 secondi all'Inter per insinuare i primi dubbi difensivi ai vincitori dell'Europa League: Mkhitaryan va a tanto così dal tris calciando a un soffio dal palo. Poco male perché basta pazientare brevemente per vedere la rete muoversi: rimessa con le mani lunga di Alessandro Bastoni, Djimsiti buca per la terza volta l'intervento di testa aprendo la porta a Thuram, rapace a spingere il pallone di punta nel sacco. L'Inter non è sazia e, tra 51' e 54'  accarezza l'idea del poker prima con le volée di Lautaro e Barella, entrambe fuori. L'idea si materializza grazie a Tikus, in un deja-vu da calcio a 5 che manda in delirio il pubblico. Il risultato è talmente in ghiaccio che i primi due cambi arrivano all'ora di gioco: Calhanoglu e Bastoni si prendono la standing ovation dello stadio lasciando il posto ad Kristjan Asllani Carlos Augusto. Coi ritmi più bassi, l'Atalanta cercano invano il gol della bandiera ma non è proprio serata. Dimarco non trova il gol da distanza siderale, prima del secondo doppio cambio di Inzaghi: è il turno di Davide Frattesi e Mehdi Taremi, che percorrono assieme agli altri 9, compreso Marko Arnautovic entrato per Lautaro, la passerella finale verso il traguardo. Il 5-0 non arriva per centimetri di fuorigioco di Dimarco e per l'eccesso di altruismo di Arnautovic che rifiuta il tiro da pochi passi per fare segnare il primo gol al Meazza a Taremi ma sbagliando l'assist. 

Sezione: Focus / Data: Ven 30 agosto 2024 alle 22:40 / Fonte: dall'inviato a San Siro
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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