Un’anomalia del calendario difficile da maneggiare. Questo è stato finora il Milan 2024-25 per l’Inter di Simone Inzaghi, che con i cugini ha perso due volte su due, in due competizioni diverse. Un conteggio che si spiega meglio con la percentuale delle sconfitte, 66,6%, di quelle incassate dai nerazzurri in una stagione in cui la continuità è la parola d’ordine. In principio fu il derby giocato contro Paulo Fonseca, esonerato alla vigilia dai media con tre mesi d’anticipo rispetto alla decisione effettiva del club. Poi è stato il turno di quello più recente con l’effetto sorpresa di Sergio Conceicao in panchina da una manciata di giorni, sufficienti per accendere il sigaro del trionfo in Supercoppa Italia al culmine di una rimonta incredibile. Oggi il ritorno di campionato con un Diavolo nel momento più burrascoso della sua storia recente, tra voci di mercato vere o presunte, addii a sorpresa e due acquisti pesanti, uno schierabile (Walker) e uno no (Gimenez). Senza dimenticare la squalifica di Youssouf Fofana, l’equilibratore di una squadra che vive di alti e bassi anche all’interno dei 90’.
Statistiche e sensazioni che rimangono ai bordi del campo, dentro al quale si azzera tutto, compresi i 16 punti di distacco in classifica, come sottolineato in coro da Beppe Marotta e Alessandro Bastoni nelle interviste pre-partita. I campioni d’Italia scendono in campo con l’undici tipo, recuperando in tempo l’ex Hakan Calhanoglu, mentre i rossoneri si dispongono col 4-4-2, modulo prediletto dal tecnico portoghese che obbliga subito Inzaghi ad avvertire i suoi del pericolo dell’ampiezza. Al 7, la prima azione da annotare è un gol annullato a Federico Dimarco, già a segno in quella porta all’andata: tutto fermo, la bandierina dell’assistente si alza per un fuorigioco netto di Lautaro Martinez in partenza. La risposta del Milan è contenuta in due corner consecutivi, il secondo dei quali obbliga Yann Sommer al primo intervento del match. Arriva poco più in là anche la parata che introduce Mike Maignan alla sfida sul tiro di Barella in corsa al termine di una bella azione manovrata. Venti minuti abbondanti molto tattici, come era prevedibile, una duello a scacchi che Tammy Abraham prova a sbloccare con una palla in verticale per Rafael Leao, fermato sul più bello in area dall’intervento last second di Benjamin Pavard. Tutto vano per la segnalazione di offside del 10 rossonero. Non succede un granché, tanto che l’unica situazione da segnalare è un tentativo di girata in area di Lautaro sul cross invitante di Calhanoglu, insolitamente nella posizione di esterno destro. Il turco si rende utile nell’altra metà campo con un recupero su Yunus Musah da terzino sinistro. Il gol non arriva o, meglio, ce n’è un secondo cancellato all’Inter dalla bandierina dell’assistente: questa volta l’urlo in gol strozzato è quello di Lautaro per una posizione irregolare precedente di Barella. E’ un momento positivo per l’Inter, che sempre con il capitano accarezza l’idea del vantaggio: Pavlovic, incollato in marcatura, gli sporca il tiro in angolo. Che Chiffi si perde, tra le proteste nerazzurre. Subito dopo, è ancora l’argentino ad avere l’occasione per calciare a rete, con visuale libera, da fuori area: tiro alto. Centralissima, invece, la conclusione successiva di Dimarco. Dopo un forcing prolungato dell’Inter, al 38’ arriva la risposta del Milan: ripartenza condotta velocemente da Theo, che offre sulla trequarti a Pulisic, bravo a girare a memoria verso Reijinders, il cui tiro da posizione defilata viene deviato in corner da Sommer. Al 41’ ancora Milan, ancora Reinjders: questa volta l’olandese, con un assist, fa correre nella metà campo avversaria Leao che si sarebbe presentato tutto solo davanti a Sommer senza la scivolata provvidenziale di Pavard. Che, per far capire l’importanza della giocata, esulta come dopo un gol. Ma il Milan è attento e punge in ripartenza, allo scoccare del 45’ in maniera letale: Abraham scippa palla a centrocampo e incendia la ripartenza che Bennacer e Theo confezionano per la discesa sul fondo di Leao: tiro-cross che Sommer lascia lì, dove arriva il solito Reijnders. Uno a zero, un lampo che chiude il primo tempo.
SECONDO TEMPO -
Nessun cambio nell’Inter all’intervallo, il Milan invece si presenta con Alex Jimenez al posto di Bennacer. La ripresa inizia subito a mille: Theo, con un regalo inaspettato, dà la chance a Lautaro di pareggiare subito i conti ma Maignan ha vita facile sul suo tiro centrale. I rossoneri non stanno a guardare e sul cambio di fronte mandano Leao al tiro, sgonfio tra i guantoni di Sommer. Sempre Leao, al 49’, centra il muro nerazzurro dopo un’elegante uscita dal basso. Il copione è chiaro: l’Inter troppo esposta alle ripartenze e paga dazio con l’ammonizione spesa da Bastoni per fermare Leao. L’Inter, con un’azione confusa, riesce a tornare al tiro, ma lo fa ancora una volta in maniera troppo soft con Dimarco: Maignan ringrazia. Appena fa qualcosa, l’Inter poi prende un colpo: giallo per Dumfries per fallo tattico sullo scatenato Reijinders. Passata l’ora di gioco, Inzaghi chiama tre cambi: Bisseck, Carlos Augusto e Zielinski per Bastoni, Pavard e Calhanoglu. E l’1-1 arriva subito, ma è chiaramente viziato da un fallo di sfondamento di Dumfries su Theo: Lautaro mette dentro ma Chiffi torna indietro con l’azione scaldando un po’ gli animi. Neanche davanti alla terza rete annullata, l’Inter molla, anzi mette ancora qualcosa in più, come il neo entrato Bisseck che prende l’ascensore in area e coglie il palo, a Maignan battuto, di testa. Sempre il tedesco è decisivo nell’altra area togliendo dalla disponibilità di Abraham il pallone del possibile raddoppio. Il finale di gara è a ritmi folli, si va da una parte all’altra senza soluzione di continuità: di qua Reijinders calcia in bocca a Sommer, di là Mkhitaryan spara contro i cartellino pubblicitari. E’ l’ultima palla toccata dall’armeno che viene richiamato in panchina: al suo posto Davide Frattesi, Che fa il suo ingresso in campo a braccetto con l’ultimo arrivato Nicola Zalewski, che dà il cambio a uno stremato Dimarco. Le contromosse di Conceicao sono obbligate vista la stanchezza diffusa in campo e la poca ricchezza di risorse in panchina: Terracciano e Camarda rilevano Musah e Abraham. Dopo la girandola di cambi, è assedio Inter: all’83’, sempre dalla bandierina, arriva il secondo legno di serata. Lo benedice Maignan sul colpo di ginocchio a colpo sicuro di Thuram. L’ultimo rettilineo prima del traguardo lo affronta col 5-4-1: Matteo Gabbia irrobustisce la difesa, Samuel Chukwueze dà riposo a Leao. Tutto all’indietro, il Milan riesce a rendersi pericoloso con l’iniziativa in solitaria di Camarda che va solo vicino alla gloria precoce. Dal possibile 2-0, l’Inter va a tanto così dal pari due volte con Dumfries, fermato prima dal palo e poi da Maignan. Alla fine, l’1-1 meritatissimo arriva a 2’ dalla fine: Zalewski perso sul secondo palo, appoggia di petto per il tiro vincente di De Vrij. Si chiude così.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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