Mauro Icardi. E' lui l'ospite di 'Drive Inter', consueto appuntamento di InterChannel con Nagaja Beccalossi. Durante il viaggio in auto, l'attaccante argentino ha parlato di calcio, ma non solo. Di seguito, l'intervista completa alla punta classe 1993.
E' la prima intervista in auto?
"Sì, è la prima volta".
La prima doppietta al 'Meazza'. Sensazioni?
"E' stata una grande emozione in uno stadio del genere, come il 'Meazza'. L'emozione più grande rimane il gol segnato contro la Juventus, sotto la curva, il primo con la maglia nerazzurra".
Hai qualche gol preferito?
"Quello con la Sampdoria nel derby e poi tutti gli altri. Qui all'Inter, come ho già detto, è quello contro la Juventus".
Che rapporto hai con i tifosi dell'Inter?
"Quando vai a cena fuori, mentre fai shopping trovo sempre i tifosi: alcuni ti fanno complimenti, altri sono arrabbiati per le sconfitte. Tutto sommato, mi fanno sempre complimenti e mi chiedono di fare le foto con loro. Io sono giovane e la gente mi vede come un potenziale giocatore che potrebbe rimanere qui a lungo, quindi mi trattano bene".
Ti piace Milano come città?
"Mi manca un po' il mare, ma è una bella città. A Genova e a Barcellona c'è il mare, ogni tanto mi manca e devo andare in qualche posto a vederlo. Io non sono nato in un posto di mare, ma c'era il fiume. Qui abbiamo il lago di Como che è molto bello".
Cosa ti piace fare nel tempo libero?
"Sicuramente mi riposo quando sono stanco, poi porto i bambini a scuola, al cinema, faccio un giro in centro, tutte cose normali, niente di particolare. Mi piace vivere Milano, ci sono tante cose da fare e sono sempre attento al look e qui sono nel posto giusto. Se tengo all'estetica? Certo, mi piace guardarmi allo specchio e curare il mio aspetto".
Com'era la tua giornata tipo a Genova?
"La verità è che è una città molto tranquilla. Andavamo a cena con amici e compagni, ma non facevo tante cose come qui a Milano. Il mio periodo a Genova è stato bello, anche per la mia carriera. La presenza di mio padre mi ha aiutato. L'esperienza della Sampdoria è stata importante, aver debuttato con loro in Serie A prima di arrivare qui all'Inter mi ha facilitato".
Chi è stato fondamentale per il tuo arrivo in Italia?
"Devo ringraziare i miei genitori, sono sempre stati vicino a me. Anche quando ero a Barcellona mi chiamavano sempre. Poi il mio procuratore, è stato un vero amico, è un fratello maggiore e mi ha fatto fare le cose giuste. Arrivo a Milano? Dalle Canarie sono andato a Barcellona, ma già prima avevo lasciato l'Argentina, quindi non era il primo grande passo per me".
Quando hai deciso di lasciare il Barcellona per venire qui?
"In tanti me lo chiedono. Io a Barcellona ho imparato tante cose, ma quando ero lì ho capito che la prima squadra aveva un modo di giocare non adatto al mio. Una punta come me avrebbe avuto qualche difficoltà a trovare spazio. Io voglio giocare, non vorrei stare in una società che non mi permette di giocare, preferirei stare in spiaggia piuttosto che stare in panchina".
Sei molto amico di Messi. C'è un episodio che ti lega a lui?
"Sì, ci siamo conosciuti a Barcellona. Prima di venire al Barça lui mi aveva mandato una sua foto per convincermi ad accettare il club e ricordo una notte in cui ero da solo, lo fermai e gli dissi che ero Mauro Icardi (quello della foto, appunto) ed è stato un bellissimo momento".
Capitolo Nazionale: a giugno ci sono i Mondiali, che sensazioni hai?
"Il nostro gruppo è molto unito, siamo amici e siamo un bel gruppo. Uno giovane come me non deve avere fretta di giocare il Mondiale. Se il Ct mi chiama bene, altrimenti nessun problema, considerando che sono stato fermo tanto per la pubalgia. La maglia della Nazionale non mi pesa, ho il piacere di indossarla".
Chi è il compagno dal quale hai imparato di più?
"Quest'anno con Palacio e Milito, sono due campioni dai quali ho imparato tanto. Anche quando ero al Barcellona c'erano tanti campioni che mi piacevano. Io guardo tutti e vedo quello che fanno, poi prendo il meglio".
Che gruppo hai trovato all'Inter?
"Tanti argentini, anche da piccolo mi piaceva l'Inter e il fatto di aver trovato tanti sudamericani mi ha fatto piacere. Ci vediamo sempre, vedo più i miei compagni che la mia famiglia. Il fatto di parlare la stessa lingua è importante. Ritiro a Pinzolo? Ero con Chivu, mentre ora ad Appiano sono con Guarin, ma giochiamo poco alla playstation".
A che età hai iniziato a giocare?
"A 4-5 anni a Rosario. Mio papà mi ha buttato in campo, ma io non volevo quando ero piccolo. Mio padre ha dovuto abbandonare presto il calcio, quindi lui vedeva in me quello che non ha potuto fare lui. Siamo una famiglia numerosa, anche se un po' dispersi per il mondo. Distacco? L'ho vissuto naturalmente, all'inizio alle Canarie io, mio fratello e mia sorella volevamo capire le abitudini del posto, ma un amico di mio padre aveva un figlio della nostra età che ha facilitato il mio inserimento, poi lo sport e il calcio aiutano ad unire le persone".
Cosa rispondevi da piccolo quando ti chiedevano cosa avresti voluto fare da grande?
"All'inizio il calcio lo vedevo come un divertimento, poi man mano è diventato qualcosa di più. Ero bravo anche a scuola, prendevo 8-9-10, ma ero furbo, studiavo poco. Sentivo e capivo tutto subito".
Cosa ti manca delle Canarie?
"La spiaggia e il clima, ma soprattutto i miei amici e le persone per me importanti".
Hai qualche rimpianto?
"No, faccio quello che ho sempre sognato".
Le tre parole che ti raccontano?
"Penso sia difficile, è la gente che dovrebbe rispondere. Una è la simpatia, mi piace ridere e quando vanno male le cose cerco di essere sempre positivo, poi direi affettuoso e troppo testardo, se penso una cosa la reputo quella giusta".
Autore: Francesco Fontana
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