L'Inter è ufficialmente tra le migliori 8 d'Europa. In barba a chi ieri sera e stasera guarderà la Champions League seduto comodamente sul divano per incapacità di affrontare l'impegno. Spiace per i miscredenti, per gli anti, per i Marottaleaguer, per gli avvelenatori di pozzi e chi più ne ha più ne metta: a tenere alto il vessillo italiano nella competizione più prestigiosa saranno ancora, unici, i nerazzurri. E poco importa se contro il Bayern in tanti guarderanno il doppio confronto (dal divano) in abiti tipici bavaresi e con un boccale di birra in mano, chissenefrega. Fa parte del gioco, bisogna starci. E in questo gioco è meglio giocare che vedere gli altri giocare. Anche a costo di spremere le forze in una stagione che offre pochi momenti per recuperare energie. Croce e delizia di chi non rinuncia a nulla e vuole provare a vincere tutto, anche a costo di non riuscirci o di rimanere con un pugno di mosche in mano. This is mentalità vincente.

In una serata, return match contro il Feyenoord, in cui sono assolutamente bandite le sorprese, ecco la prima che sbuca prima del fischio d'inizio: De Vrij non ce la fa, gioca Acerbi a dispetto delle distinte già consegnate agli ufficiali di campo. Problema al ginoicchio, incrociamo le dita. Da sorpresa a sorpresa (ma non erano bandite?), da olandese a olandese, Denzelone con la fascia da capitano: del metaverso sappiamo davvero troppo poco. Prima che la Curva Nord inizi a sostenere la squadra, dopo i 20 minuti di silenzio contro il caro-biglietti, l'Inter è già in vantaggio: Thuram, approfittando della staticità degli avversari, si crea serenamente lo spazio per metterla all'incrocio dei pali opposto. Bello, molto bello. Ricorda qualcosa che aveva già fatto in passato. Quella caviglia dà ancora fastidio, ma quando parte palla al piede Tikus è molto bravo a mascherarlo.

Se c'è qualcosa che non va bene è quello che avviene dopo. L'Inter inizia a giochicchiare, a provare troppe iniziative personali ed estemporanee, non bada più al sodo rispettando la propria identità come se l'impegno fosse già archiviato. Ed è inevitabile che arrivi lo schiaffone, con Moder che mandato sul dischetto dall'imperizia di Calhanoglu firma il pari che rianima Feyenoord e tifosi al seguito. Un peccato di presunzione che questa squadra non può permettersi, non solo ieri sera ma in generale. Troppi punti sono stati abbandonati per strada anche a causa dell'atteggiamento infelice e l'approccio della ripresa fa dormire sonni tranquilli: le dovute correzioni sono state apportate rapidamente. L'Inter torna avanti grazie anche a Taremi, osservato speciale della serata. L'iraniano continua a deficitare in zona gol, però lontano dalla porta è anche un bel vedere perché la qualità tecnica non gli fa certo difetto. E l'intuizione con cui si procura un rigore su cui non aveva giurisdizione è una carezza per il suo malumore. Volenti o nolenti, bisogna contare su di lui fino al termine della stagione, ergo va sostenuto.

Un plauso lo merita anche il tanto discusso Mkhitaryan. Non si offenda il nostro highlander se negli ultimi tempi gli è stato fatto notare che forse avrebbe bisogno di staccare un po' la spina e riposarsi, perché il suo contributo recentemente non è stato alla sua altezza. Capita anche a chi come lui canta e porta la croce senza battere ciglio. Ieri contro il Feyenoord ha dato sfogglio della sua classe, mostrando a giocatori più giovani come sia in grado di andare contro natura e macinare più chilometri e a una velocità superiore di chiunque altro. Ben tornato armeno che corre come un treno, senza Zielinski per diverse settimane dovremo aggrapparci ancora a lui.

C'è da essere soddisfatti in linea generale, perché al di là del calo di tensione di uno spezzoine del primo tempo l'Inter è rimasta sul pezzo confermando la tendenza a creare tante occasioni da gol e, ahinoi, anche quella a sprecarne moltissime. Poco male, contava passare il turno serenamente, meglio con una vittoria, ancora meglio facendo esordire due Primavera come Cocchi e Berenbruch, trascinatori della U20. Che, guarda caso, è l'unica italiana ancora in corsa per la Youth League, la Champions dei giovani. Perché la mentalità vincente non ha età.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 12 marzo 2025 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
vedi letture
Print