"Quest'anno c'è molta più competizione. Il Napoli fa sul serio. Grande merito a loro e a Conte che sa sempre dove metter mano e non parte mai per arrivare tra le prime quattro. L'Inter sa che ha una rivale molto più impegnativa fino alla fine. Però mi sembra che questa squadra stia uscendo da una fase delicata ritrovando tutti gli effettivi e la giusta forma. Mi pare che Inzaghi stia ritrovando la squadra nella miglior condizione per star lì e giocarsela". Così Gianfelice Facchetti vede la corsa scudetto tra Napoli e Inter, in un intervento oggi a Radio Anch'io Lo Sport.

Facchetti è stato interpellato oggi per parlare dell'iniziativa che lo vede protagonista al Teatro della Cooperativa con uno spettacolo su Arpad Weisz.  "Tutto è partito sei anni fa quando ci furono gli ululati per Koulibaly durante Inter-Napoli e gli scontri con un morto fuori dallo stadio - racconta -. Dopo quell'episodio l'Inter mi chiese di pensare a un momento di racconto per i ragazzi del settore giovanile. In quel momento c'era anche una mostra dedicata ad Arpad Weisz e dunque suggerì loro di portare i ragazzi al Memoriale della Shoah. Ho messo assieme un po' di racconti partendo da Weisz, il merito è di Matteo Marani che ha riportato alla luce una storia caduta nell'oblio, di grande umanità".

"Tutta la settimana di repliche al Teatro della Cooperativa di Milano - dice ancora Gianfelice - ha visto la partecipazione di circa 200 ragazzi dell'Inter e dei loro dirigenti che hanno voluto una replica apposta per loro per "allenare" la memoria e far conoscere ai ragazzi la storia di una figura cruciale che ha permesso di parlare e riflettere su certi temi più profondi del risultato di una partita. L'Inter ha continuato a stare a fianco di questa iniziativa che aveva voluto sin dal principio".

Il calcio, però, sul tema del razzismo non sembra ancora fare abbastanza. "In apertura di racconto faccio una specie di gioco delle offese con gli spettatori, facendo dire loro quali parole usiamo per offenderci, in ordine alfabetico. Emergono tutti gli stereotipi sociali che corrispondono alle categorie portate nei campi di sterminio, oltre agli ebrei ci sono gli omosessuali, i sinti, i testimoni di Geova, oppositori politici, tutte le categorie sociali che facevano la stessa fine. Il calcio fa, ma non affonda mai il colpo, ma quando non c'è il coraggio di affondare il colpo è perché chi continua a praticare certi linguaggi si sente tutelato da qualche frangia politica. Sa che qualcuno tollera e quindi sa che può persistere. Noi abbiamo il bisogno di raccontare la storia in un momento in cui si tende a dimenticare".

Sezione: News / Data: Lun 27 gennaio 2025 alle 15:55
Autore: FcInterNews Redazione
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