A Milano, nelle eleganti sale del ristorante “Orologio”, la notte del 9 marzo 1908 è una di quelle notti che passerà per sempre alla storia. Scoccate, infatti, le ore ventitré e trenta nasce l’Inter o per meglio dire l’Internazionale Football Club Milano. A fondarla saranno 44 soci dissidenti della Milano rossonera in aperto contrasto col presidente dei casciavit avvezzo ai calciatori stranieri. A capeggiare il folto gruppo vi era il cartellonista, caricaturista e pittore milanese Giorgio Muggiani che ne avrebbe disegnato il logo e scelto i colori che saranno il nero e l’azzurro sullo sfondo d’oro delle stelle. Primo presidente fu nominato il veneziano Giovanni Paramithiotti. Primo capitano lo svizzero classe 1887 Hernst Xavier Marktl. Trascorsi alcuni mesi dalla fondazione l’Inter prende forma anche sul rettangolo di gioco (all’epoca sterrato) avendo come primo impianto il campo di Ripa Ticinese [ci giocherà fino al 1912, anche se per le partite di cartello utilizzerà la più confortevole Arena Civica… assieme al campo di via Goldoni (dal 1928 Virgilio Fossati) e allo stadio San Siro (dal 1979 Giuseppe Meazza) le sue quattro “case”]. Qualche amichevole (tra queste quella dell’11 ottobre 1908 che la vedrà prevalere sulla Libertas Milano) poi (gennaio 1909) l’esordio nel massimo campionato (la Prima Categoria) dove non riuscirà ad andare oltre le eliminatorie regionali.

I neroazzurri dell’allenatore/calciatore Virgilio Fossati (primo fuoriclasse a vestirne i suoi colori perito nella Grande Guerra) sono squadra di talento e non tardano più di tanto a mettere in bacheca il loro primo alloro. Lo faranno nell’aprile del 1910 quando, dopo un serrato testa a testa con i campioni in carica della Pro Vercelli, battendoli (tra mille e più polemiche...) nello spareggio in terra vercellese, saliranno sul tetto d’Italia. Conquistato il primo alloro, ne arriveranno altri 44 (l’ultimo, lo Scudetto della Seconda Stella, in una tiepida notte milanese di primavera del 2024 avendo ragione sul Milan...) conditi da 9 allori internazionali; il primo (la Coppa dei Campioni) battendo nella finale al Prater di Vienna il Real Madrid pentacampeones con Mazzola a spedire in fondo al sacco il primo dei tre palloni che ne decreteranno il trionfo. Il punto più alto della sua storia lo toccherà negli anni ‘60 (anni nei quali nasce il mito della Grande Inter) sotto la presidenza Angelo Moratti con in panca Helenio Herrera “il mago” laureandosi per 3 volte campione d’Italia, per 2 volte campione d’Europa (alla Coppa dei Campioni vinta contro i blancos ne seguirà una seconda battendo a San Siro in una notte da tregenda il Benfica grazie a un guizzo di Jair) e per 2 volte campione del mondo (in entrambi i casi battendo gli argentini dell’Independiente) fregiandosi della Coppa Intercontinentale.

Dopo i trionfi degli anni ‘60 di un’Inter che di trionfi ne aveva già collezionati altri in campo nazionale [al primo alloro ne seguiranno altri 8 (7 come Ambrosiana-Inter) con in panca la coppia Mauro/Resegotti, Weisz, Cargnelli (allenatore austriaco che, oltre allo Scudetto, le farà mettere in bacheca la prima Coppa Italia) e Foni], per rimettere le mani sulla Coppa dei Campioni (dai primi anni ’90 mutuata in Champions League) deve attendere 45 anni e lo farà in una stagione che passerà anch’essa alla storia per il “triplete” (unica squadra italiana a centrarlo) facendo suoi: Coppa Italia, Scudetto e Champions League. A guidarla c’era Josè Mourinho “lo special one” che forgiando una squadra granitica in tutti i reparti (col fenomenale numero uno brasiliano Julio Cesar a difenderne i pali e con Milito a trasformare in oro tutto ciò che passava dalle sue parti (il 2-0 nella finale madrilena nella coppa dalle grandi orecchie col Bayern Monaco sarà lui a firmarlo) scriverà un’annata memorabile. Annata che segnerà il punto più alto della presidenza Massimo Moratti (figlio di Angelo). Dopo Herrera e Mourinho [senza dimenticare i successi firmati Invernizzi, Bersellini, Trapattoni (che la riporterà a vincere oltre i confini nazionali alla stregua di quanto fatto da Marini, Simoni e Benitez), Leonardo, Mancini e Conte] l’ultimo allenatore che, da qualche anno a questa parte, l’ha riportata in alto è Simone Inzaghi che, conquistato lo Scudetto della Seconda Stella (alloro numero 6 da quando si è accomodato in panca al posto di Conte), è oggi in corsa per il “triplete” con un finale di stagione che quando la primavera avrà passato il testimone all’estate la vedrà protagonista nelle lontane Americhe prendendo parte alla Coppa del Mondo nella nuova veste aperta a 32 squadre. Nell’attesa di scoprire come si chiuderà l’intensissima stagione 2024-25 (peccato per la Supercoppa italiana lasciata incredibilmente al Milan…) è tempo di brindare ai 117 anni di un’Inter il cui marchio di fabbrica è quel “mai stati in B” che nessun’altra squadra italiana può vantare. Come nessun’altra squadra italiana può vantare il grande humor che contraddistinse l’avvocato, alpino e più grande interista di sempre Peppino Prisco che alla domanda su chi fossero i calciatori più forti di tutti i tempi della sua Inter rispose… Meazza e Ronaldo. E se a dirlo fu il buon Peppino c’è da credergli e come... AMALA...!!!".

Francesco

Sezione: Visti da Voi / Data: Lun 10 marzo 2025 alle 14:32
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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