"Chi lo vince lo scudetto?" è la prima domanda posta dal Corriere della Sera a Rafa Benitez, doppio ex di Inter e Napoli, squadre appaiate in vetta alla classifica a pari punti e in corsa per l'obiettivo tricolore: "Dieci giorni fa avrei detto Inter senza alcun dubbio. Anzi, ero tra quelli che riteneva possibile il Triplete - ammette lo spagnolo -. Il calcio però è affascinante proprio perché variabile, e quindi a cinque giornate dalla fine, guardando il calendario e alle energie che la squadra di Inzaghi deve mantenere per la Champions, credo che qualche possibilità in più, sulla carta, possa averla il Napoli".

Si è esposto, c’entra un po’ il cuore? A Napoli è stato due anni.
"No, scindo i due piani. Vero che stare due anni in un posto rispetto ai sei mesi che ho allenato l’Inter mi porta ad avere affetto per la piazza partenopea. Ho vinto due titoli e soprattutto credo di essere stato il precursore di un cambio di mentalità. Volevo internazionalizzare il Napoli e in qualche modo, visti anche i risultati venuti dopo che sono andato via, ci sono riuscito. Detto questo, sono due squadre forti, diverse, con allenatori bravi ma opposti come metodo e approccio, può succedere di tutto e sono pronto ad applaudire chi porterà a casa il titolo. Certo, fossi l’Inter farei all-in sulla Champions, ha tutte le carte in regola per poterla vincere. Se riuscisse a mantenere alta la concentrazione sempre potrebbe tentare la doppietta. Non è facile, molto dipenderà anche dal risultato con la Roma che affronterà appena prima del Barcellona. Quando con il Liverpool giocammo la finale con il Milan, lasciammo qualcosa in campionato".

Sei mesi all’Inter, si è sentito poco amato nel post Mourinho?
"Ma no, all’Inter ci sono stato poco e comunque ho vinto due titoli: Mondiale per Club e Supercoppa. Ho avuto buoni rapporti quasi con tutti e molto di più di quello che si racconta, ancora oggi sento qualche calciatore. Ero e resto convinto del fatto che al mio arrivo c’erano giocatori ultra-trentenni e che quindi c’era bisogno di uno svecchiamento. Poi, non tutti possiamo avere le stesse idee. La mia esperienza mi dice che ero nel giusto".

Vede la squadra di Inzaghi stanca?
"Sono convinto che giocare la Champions in assoluto sia allenante, ma inevitabilmente nel lungo ti sottrae energie mentali. L’Inter ha pagato ma adesso si azzera tutto. C’è il Barcellona che dev’essere la gara più importante, in cui l’Inter darà tutto quello che ha. E c’è il campionato dove man mano che si andrà avanti conteranno soprattutto i dettagli. E la mentalità. Non è più una questione di rosa più lunga o più corta. Arriverà al titolo la squadra che dimostrerà di avere i nervi più saldi. L’Inter è una squadra molto forte, ma non sarà importante chi gioca e chi no. Servirà maturità se si dovesse arrivare allo spareggio".

Inzaghi e Conte, chi le somiglia di più?
"Ciascuno di noi ha la sua impronta, non saprei. Inzaghi ha fatto il suo percorso, molto importante, con calma. Piano piano e senza fare rumore. Mai una polemica, persona misurata, solida. La sua squadra in campo trasmette questo. Conte è diverso: ha vinto più titoli, è un uomo che si alimenta della tensione. Trae energie positive dal suo modo di essere. Sta sul pezzo con una carica emotiva enorme".

ACQUISTA QUI I PRODOTTI UFFICIALI INTER!

Sezione: Copertina / Data: Dom 27 aprile 2025 alle 11:15
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
vedi letture
Print