"Erano anni bellissimi, in Italia giocavano punte incredibili. Van Basten, Rummenigge, Giordano, Careca, Altobelli e tanti altri: oggi farebbero tutti 30-35 gol a campionato. Ogni volta era una faticaccia, non potevi distrarti" ricorda Sergio Brio, grande stopper che durante l'intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport racconta anche l'interesse dell'Inter nei suoi confronti. 

Quella Juve era tra le due-tre più forti di sempre. Ma arrivò seconda in campionato e perse la finale di Coppa Campioni. Perché?
"Difficile da capire, davvero. Il rimpianto è Atene, quel gol di Magath. Fu una serataccia. Se avessimo battuto l’Amburgo, sono convinto che avremmo vinto due Coppe Campioni di fila. Il gruppo era fortissimo, non a caso nel giro di pochi anni conquistammo tutti i trofei internazionali".

A proposito: lei tirò il primo rigore a Tokyo, nella finale di Coppa Intercontinentale del 1985 contro l’Argentinos Juniors. Come mai?
"In allenamento segnavo spesso. Sapevo che, nel caso, sarei stato il primo. La partita era stata durissima. Prima di incamminarmi verso il dischetto incrocio Trapattoni. “Come stai, Sergio?”. “Sono stanco mister”. “Ma come sei stanco? Tu sei il miglior rigorista della Juve. Di solito tira Michel perché ci tiene e perché i tifosi se lo aspettano, ma io farei battere sempre te. E se adesso incroci di forza, segni sicuro”. Grande Trap, mi tranquillizzò. Feci gol e vincemmo. Avevo un grande rapporto con lui. Quando andò all’Inter, un giorno mi chiamò: “Vengo a cena da te”. Si presentò e mi disse: “L’anno prossimo sposto Ferri a destra, Mandorlini a sinistra e tu stopper”. Ma gli dissi no: ero troppo legato alla Juve e a Boniperti che mi aveva aspettato quando mi ero fatto male seriamente nel 1980. All’Inter mi avrebbero dato il doppio. Anni dopo diventai vice di Trapattoni alla Juve e vincemmo la Coppa Uefa nel 1993".

Sezione: Rassegna / Data: Dom 27 aprile 2025 alle 10:17
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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