Tolto dalle spalle il pesante fardello del Triplete nella maniera più dolorosa possibile, ovvero perdendo 3-0 il derby di Coppa Italia, l'Inter trova sulla sua strada quella Roma che rievoca l'anno di gloria del 2010. Irripetibile, dal quale distaccarsi per costruire la propria storia. Conta il presente, senza fare nessun salto in avanti a mercoledì sera, quando i campioni d'Italia saranno di scena a Barcellona in Champions League contro i freschi vincitori della Copa del Rey al culmine di una finale pirotecnica che li ha visti prevalere dopo i tempi supplementari sui rivali storici del Real Madrid.
Salutato con un sentito applauso di tutto San Siro Jair, stella della Grande Inter che si è spenta ieri all'età di 84 anni, i 70mila presenti si aspettano di rivedere un'Inter grande, dopo due giri a vuoto, al cospetto di un avversario che non perde da 17 turni di Serie A sotto la guida dell'esperto Claudio Ranieri all'ultima recita alla Scala del Calcio, con l'obiettivo di compiere l'ennesimo miracolo in carriera portando la sua squadra del cuore nell'Europa che conta. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per assistere a un pomeriggio ricco di contenuti, di quelli che profumano di vintage visto l'orario inconsueto del fischio d'inizio. Inconsueta è anche la carica che arriva nei primissi minuti del primo tempo dal Secondo Verde per ogni singolo titolare scelto da Simone Inzaghi, che manda in campo l'11 migliore date le circostanze: c'è Marko Arnautovic al fianco di Lautaro Martinez, mentre Piotr Zielinski e Denzel Dumfries, recuperati, vanno in panchina. Di là, i giallorossi si presentano con il doppio centravanti Dovbyk-Shomurodov, ma è alla fase difensiva che devono pensare nei primi minuti: la partenza spedita dei nerazzurri 'carica' Gianluca Mancini di un cartellino giallo dopo neanche 2' per un fallo tattico sul capitano. Al 6', l'ex Davide Frattesi fa esplodere lo stadio per un gol che però viene annullato per offside di partenza di Arna. L'uomo più atteso fermato dalla bandierina dell'assistente, quindi dal VAR che conferma la decisione presa live. Il clima allo stadio è surreale: si passa da momenti di frastuono a un silenzio assordante, come quando al 11' Benjamin Pavard si sdraia nei pressi della linea di metà campo dopo essere stato toccato duro sul piede qualche secondo prima. Al 13', nonostante l'inferiorità numerica, i padroni di casa obbligano Mile Svilar all'uscita spericolata fuori dalla sua area: un colpo di testa accomodato in rimessa laterale per anticipare Hakan Calhanoglu lanciato a rete. Poco dopo il cambio forzato: Pavard prova a stringere i denti ma deve alzare forzatamente bandiera bianca, al suo posto entra Yann Bisseck, reduce da una buona prova contro il Milan. Al 20' si fanno vedere anche gli ospiti: Soulé, raddoppiato, non può puntare la porta e allora offre a rimorchio per il tiro di Manu Koné che va a sbattere contro i cartelloni pubblicitari. Dopo due minuti va in scena un déjà-vu: Soulé appoggia al limite dell'area, questa volta per Pellegrini, il cui tiro dopo una carambola torna buono proprio per l'argentino che infilza Yann Sommer da pochi passi. Uno a zero e tifosi attoniti di fronte all'ennesimo svantaggio. Al 25', la Roma va vicina al bis: palla scippata ad Arnautovic a centrocampo e break conseguente di Koné che si risolve con l'erroraccio sotto porta di Bryan Cristante. Vista la passività dell'Inter, la Roma continua a martellare, con un calcio armonico in cui tutto sembra funzionare a memoria: al 27', il 2-0 non arriva solo perché Carlos Augusto si immola salvando con una scivolata disperata prima della linea un tiro diretto in porta di Shomurodov. La reazione di Lautaro e compagni non c'è, se si eccettuano due corner conquistati che non regalano i dividendi sperati. Anzi, è la Roma ad avere molto campo da percorrere arrivando troppo facilmente in porta; solo le scelte sempre tecnicamente sbagliate di Cristante tengono in vita un'Inter che fa enorme fatica a uscire dal solito spartito, che peraltro non può essere suonato al meglio viste le assenze per squalifica di Alessandro Bastoni ed Henrikh Mkhitaryan. Manca l'energia e subentra pure la frustrazione: Lautaro, a palla lontana, va a dare un colpetto alla schiena a Mancini che stramazza al suolo. Cartellino giallo per il Toro, che rischia di finire anzitempo la partita quando protesta vistosamente sotto gli occhi dell'arbitro Michael Fabbri. Che fischia due volte dopo aver osservato il tiro sbilenco di Carlos Augusto perdersi tra i seggiolini del primo blu.
SECONDO TEMPO -
La ripresa prevede gli stessi 22 protagonisti del primo atto, con umori e intenzioni ovviamente opposte: l'Inter prova ad alzare i giri del motore, la Roma non ha alcun interesse ad alzare i ritmi e si limita a rintuzzare le offensive non troppo convinte degli avversari. Si corre da una parte e dall'altra, complice i tanti errori tecnici commessi da entrambe le squadre. Il segno della partita non cambia, l'impressione è che saranno i sostituti a dare forma a un'altra sceneggiatura: la prima novità la propone Ranieri, togliendo uno sfiancato Shomurodov per Tommaso Baldanzi. Roma più abbottonata, non rinunciataria. E' proprio l'ex Empoli, prima dell'ora di gioco, a mettere a referto il primo tiro in porta del secondo tempo: un assist per la parata agevole di Sommer. Che poco dopo deve accompagnare con lo sguardo il mancino impreciso di Soulé. Segnali di difficoltà che Inzaghi coglie decidendo di pescare dalla panchina: rientra dopo l'infortunio Dumfries, con lui Nicola Zalewski. Al 63', dopo le sostituzioni, l'Inter bussa dalle parti di Svilar due volte: prima col tiro da fuori di Calhanoglu, poi il colpo di tetsa del neo entrato in maglia numero 2. E' il miglior momento dell'Inter, che al 67' accarezza l'idea del pari con Barella: diagonale impreciso dopo una bella combinazione in area con Lautaro. La Roma è alle corde, Ranieri la corregge con due cambi: dentro Niccolò Pisilli e Lucas Gourna-Douath per Koné (ammonito) e Lorenzo Pellegrini, troppo offensivo per la strategia di Sir Claudio. Il forcing nerazzurro è lodevole, ma non produce chissà quale spavento, che arriva puntuale dall'altra parte quando Pisilli, con un tiro di prima, sbaglia un rigore in movimento. Siamo al 72'. Dovbyk, due giri d'orologio dopo, lo segue a ruota facendosi rimontare sul più bello da Acerbi al termine di un 2 v 0 condotto da Angeliño. Poco più tardi. l'ucraino ex Girona fa a sportellate in area prima di concludere tra i guantoni di Sommer. Di là, Calhanoglu non riesce a pescare il jolly dalla distanza. Ultime mosse di Inzaghi: Piotr Zielinski e Joaquin Correa per Barella e Frattesi. Gli animi si accendono verso l'81esimo, dopo una serie di trattenute reciproche nell'area romanista tra Evan N'Dicka e Dumfries, con Fabbri che premia la difesa. La scena si ripete uguale anche all'88', in più c'è pure in contatto sospetto su Bisseck subito dopo. San Siro diventa una polveriera, ma da Lissone tutto tace. Lo stesso silenzio che accompagna l'uscita dal campo dell'Inter dopo la terza sconfitta di fila. Con un pensiero ricorrente: 'Bologna è una regola'.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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