Da 80 anni, la famiglia Dellacasa è legata in maniera inscindibile all'Inter. In casa nerazzurra se dici "massaggiatore" pensi a Dellacasa: l'ultimo della dinastia è Marco, 58 anni, oggi coordinatore dei fisioterapisti del club, mentre da pochi giorni è andato in pensione il fratello Massimo, prima di loro c’erano il padre Giancarlo e prima ancora nonno Bartolomeo. "Nonno era un pugile dilettante e da sportivo imparò a fare i massaggi, a quanto pare anche molto bene - racconta Marco Dellacasa al Corriere della Sera -. Parliamo di un’epoca in cui la fisioterapia non esisteva. Conobbe un dirigente dell’Inter che, tra una chiacchiera e l’altra, gli propose di lavorare per i nerazzurri".

"Nessuno ci ha obbligato a raccogliere il testimone. Ci siamo tramandati la professione per passione. Lavorando fianco a fianco acquisisci esperienza, anche se lavorare prima con mio padre, e poi con mio fratello, non è stato semplice - ammette Marco -. Ho studiato massofisioterapia e, prima della chiamata dell’Inter, ho lavorato per cinque anni in una clinica di Monza. Mio padre mi disse: 'Non sentirti mai un calciatore'. Aveva ragione. Sono arrivato all’Inter che avevo 27 anni e, a volte, quando scendevamo dal pullman prima di una partita, qualcuno mi scambiava per uno dei giocatori. Facciamo la loro vita ma senza i loro vantaggi".

Occupandosi di infortuni e problemi muscolari, in oltre trent’anni di Inter sono due gli episodi che Marco Dellacasa non dimentica: "L’infortunio di Ronaldo all’Olimpico, il 12 aprile 2000, partita di Coppa Italia contro la Lazio, fu uno choc. Arrivò all’Inter che stava benissimo, era il calciatore più forte del mondo, un ragazzo d’oro ma con una fragilità dei tendini congenita. L’altro riguarda Chivu quando si fratturò il cranio a Verona".

Troppe partite? "Normale, più giochi più rischi di infortunarti perché hai meno tempo per recuperare. Il nostro lavoro è cambiato, ora ci concentriamo più sul defaticare che sull’allenare. Il post partita ha grande importanza, le crioterapia e la cura dell’alimentazione sono fondamentali - spiega Dellacasa -. Prima mio papà, poi io, in tempi diversi abbiamo avuto l’opportunità di andare alla Juve. Papà mi disse: se vuoi far ribaltare tuo nonno nella tomba, vai pure".

Sezione: Copertina / Data: Dom 29 dicembre 2024 alle 11:55 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
vedi letture
Print