Parte dall'esclusione dall'Independiente la lunga chiacchierata di Javier Zanetti con Movistar Deportes: "È stato un momento molto triste, essendo anche un tifoso mi fece molto male - ammette il vice presidente dell'Inter -. Ricordo che sono tornato a casa piangendo dai miei genitori. Però il tempo, il destino, il calcio ti dà sempre una rivincita. È stato un momento importante per me perché mi ha fatto capire molte cose. Mi sono reso conto dei tanti sacrifici che mio padre, con cui sono andato a lavorare, e mia madre facevano per me e per mia sorella. In una delle poche pause che hanno i muratori, mio ​​padre mi chiese cosa avrei voluto fare da grande e io gli dissi che mi sarebbe piaciuto fare il calciatore. E in quel momento lui mi hai detto 'perché non ci riprovi di nuovo?' Mi diede l'impulso per provarci ancora nella mia carriera", ricorda Pupi

El Tractor si sofferma poi sul trasferimento dal Banfield all'Inter: "In quel momento non era una cosa semplice avere un'opportunità così. Sarò sincero, quando ho ricevuto la notizia del mio arrivo all'Inter non potevo crederci. Pensavo di poter raggiungere un club più riconosciuto in Argentina, poi è arrivata questa opportunità di andare in Europa e in quel momento la Serie A era il campionato di calcio più importante del mondo. Era un salto molto grande passare all'Inter, però sapevo che dovevo approfittarne al massimo e che non potevo perdere l'opportunità. Questo passo per me è stato fondamentale per completare la mia formazione a livello calcistico ma anche a livello personale. L'Inter sia un club familiare che mi ha fatto crescere. In quel momento aveva comprato me, Rambert che era il capocannoniere del campionato argentino, Paul Ince che era il capitano dell'Inghilterra, e Roberto Carlos. Io ero il meno conosciuto". 

Il discorso si sposta poi su Ottavio Bianchi: "Mi chiese dove mi sentivo più a mio agio in campo, io risposi che mi piaceva giocare a destra. Dopo 15 giorni debuttammo contro il Vicenza in casa, io a destra e Roberto Carlos a sinistra: per me era come toccare il cielo con una mano perché era realizzare un sogno esordendo nel campionato che in quel momento era il più importante del mondo. Vincemmo 1-0 quella partita con gol di Roberto Carlos su punizione. Da lì iniziò una carriera durata 20 anni giocando per l'Inter: più di 800 partite, il recordman di presenze, il capitano, lo straniero. Mi sono successe tante cose belle, ma dietro c'è sempre stato un sacrificio enorme e una grande cultura del lavoro. Ero molto attento ai miei allenamenti, curavo i dettagli di ogni cosa che facevo perché ero convinto che quello che facevo durante la settimana era quello che mi avrebbe accompagnato la domenica durante la partita. Quindi durante la settimana ho cercato di avvicinarmi a ciò che più sembrava una partita, così mi sentivo preparato e questo mi dava la tranquillità per poter entrare in campo e dare il massimo". 

ACQUISTA QUI I PRODOTTI UFFICIALI INTER!

Sezione: Copertina / Data: Lun 26 agosto 2024 alle 16:11
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
vedi letture
Print