L'attacco. Il presunto chiarimento. La smentita. In 72 ore è successo di tutto. Protagonista il commissario tecnico della Nazionale azzurra, Luciano Spalletti. Vittima l'allenatore dell'Inter, Simone Inzaghi.

Sì perché Simone Inzaghi è vittima di questo spettacolino mediatico da quattro soldi. Perché di questo si tratta e fa ancora più male vedere come tutto sia partito da un collega che rappresenta oggi una Nazione intera e da una persona che sa bene come funzionano certe dinamiche nel mondo del calcio. 

Spalletti ha cercato di fare il fenomeno qualche mese fa in Germania, buttando all'aria proprio il lavoro fatto da Simone Inzaghi sul rettangolo verde di gioco, giorno dopo giorno, da quando siede sulla panchina nerazzurra. Un lavorone esaltato da tutta l'Europa e da tutto il mondo, che prende origine dai piedi di Bastoni e Dimarco e dalla crescita di Barella e Darmian. Spalletti però ha dimostrato di voler sempre strafare nel corso della sua carriera e lo ha fatto anche alla sua prima vera esperienza azzurra. Bastava poco infatti per presentarci all'Europeo con una squadra quantomeno degna di scendere in campo, sfruttando il blocco Inter e partendo dalle poche certezze che avevamo. E invece ha rovinato tutto con il suo "credo". Presi a pallonate dalla Spagna, passati all'ultimo secondo nel girone contro la Croazia ed eliminati agli ottavi dalla Svizzera. Fare peggio era impossibile. 

La cosa più triste è stato ascoltare Spalletti in conferenza all'indomani dell'eliminazione dall'Europeo. Nessun mea culpa, nessuna scusa ad un popolo intero. E così è riuscito a fare peggio, passando a fare il fenomeno anche fuori dal campo. E continua a farlo. Le due e dure dichiarazioni contro Inzaghi arrivate negli ultimi giorni sono il manifesto dell'ipocrisia calcistica. 

Viene poi da chiedersi il perché un giornale così autorevole possa pubblicare con assoluta certezza la notizia di una telefonata e di un chiarimento tra i protagonisti della vicenda, salvo poi essere smentito poche ore dopo da uno dei due. Ma questo è un altro discorso. Il punto è che Luciano Spalletti ha cercato di fare lo "splendido", volendo passare come il paladino della giustizia, salvo poi essere sbugiardato da alcuni video diventati virali dove si vede chiaramente intrattenere rapporti con alcuni esponenti della Curva napoletana. O addirittura, se preferite, possiamo citare le dediche alla curva napoletana su Instagram. 

Il fatto è che nessuno deve professarsi santo, perché nessuno lo è. E' impossibile uscire immacolati dal mondo del calcio perché chiaramente il tifo organizzato è l'anima del tifo attorno ad una squadra. E sappiamo bene, tutti, come nel tifo organizzato ci siano anche (perché non tutti lo sono) persone vicine alla sfera della criminalità. Non solo a Milano. Averci a che fare è inevitabile, soprattutto in occasione di grandi eventi come può essere una finale di Champions League o i festeggiamenti di uno scudetto storico.

Già negarlo una volta è follia, ma farlo due volte, rincarando la dose, è da vero fenomeni dell'ipocrisia. E possiamo dire allora che Spalletti ha vinto l'Europeo dell’ipocrisia, almeno quello glielo possiamo concedere, visto ciò che ha combinato in Germania pochi mesi fa. Fortunatamente, e ci tengo a sottolinearlo, tanti addetti ai lavori, giornalisti, ex calciatori ed ex allenatori, hanno duramente attaccato il ct azzurro e manifestato solidarietà e vicinanza a Inzaghi. Perché fortunatamente non siamo tutti fessi. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 14 ottobre 2024 alle 00:00
Autore: Raffaele Caruso
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