La classifica di A parla per l’Inter. Cinque partite disputate con 4 vittorie e un pareggio. Certo, i nerazzurri avrebbero potuto fare bottino pieno, l’en plein. Ma il gioco della squadra, l’abnegazione dei calciatori, la voglia di mostrare ancora una volta le proprie qualità e diciamolo pure – la caterva di reti segnate in Serie A – possono sicuramente far ben sperare tutti i tifosi della Beneamata. Ovviamente si può sempre migliorare. Ecco quindi che la fase difensiva può essere rivista – essere presi a pallate per mezz’ora dalla Fiorentina poteva rischiare di essere decisivo – e la freddezza sotto porta deve esserci sia sul 5-0 in proprio favore, sia sullo 0-0 con un San Siro pieno, nell’esordio in Champions League contro il Real Madrid. Altrimenti si paga.

Sicuramente però ad oggi il giudizio sull’Inter è decisamente positivo. La squadra c’è, Inzaghi capisce di calcio e sembra davvero destinato a entrare nel gotha di quel gruppo così ristretto di allenatori di fame mondiale che incidono in positivo attraverso le proprie capacità. Tantissime luci insomma, e poche ombre. O meglio qualcosa da sistemare c’è, ma nulla di davvero estremamente criticabile. Nonostante le reiterate e continue sviste arbitrali di questa prima parte di campionato.

E qui apriamo un capitolo che merita un’attenzione particolare. Non è che se la tua squadra è più forte o non sta giocando bene, merita di essere punita da un errore del direttore di gioco, vedi il chiaro fallo su Skriniar in Fiorentina-Inter. E nemmeno se la partita è chiusa e si è sul 6-1 si deve far finta di nulla, come in occasione dell’enorme fallo di Medel di Dumfries a pochi secondi dalla fine della partita. Le regole sono regole. Un qualcosa di oggettivo, da applicare sempre e comunque. Certo, ci vuole la giusta interpretazione, ma un giallo è giallo al primo minuto, come al novantesimo. Stesso discorso per un rosso o un penalty. Quindi capisco e comprendo perché non si parli in queste prime cinque giornate di campionato di Inter danneggiata, ma ciò non deve significare che i nerazzurri debbano chiudere il campionato con la media di un errore contro a partita. Se c’è un regolamento questo va applicato e in epoca VAR è inconcepibile essere già arrivati a questo punto.

Alla prima giornata di campionato, e nessuno lo ricorderà, fidatevi, Skriniar venne spinto a due mani in area per evitare che colpisse di testa e segnasse contro il Grifone. Il tutto è passato poi in cavalleria per il 4-0 dei nerazzurri. Contro l’Hellas Verona il contatto Hongla-Lautaro doveva provocare la massima punizione per i campioni d’Italia, invece nulla. A Firenze, detto dell’1-0 chiaramente irregolare, come si fa a non vedere Biraghi che gioca a pallavolo e ferma Martinez auto-lanciatosi a rete? Ok, il tocco era fuori dall’area e il VAR non poteva intervenire. Ma siamo ai massimi livelli del professionismo calcistico: errori come quello, aggiunti a un giallo inesistente a Skriniar possono risultare fondamentali e indirizzare una partita in equilibrio.



Quindi, per evitare polemiche e qualsiasi tipo di pensiero poco carino, Rocchi cerchi di catechizzare i propri sottoposti. E che si capisca che sbagliano tutti: tu, io, lui, i suoi colleghi. Ma ammettere i propri errori è sinonimo di intelligenza. Non farlo – e qui il discorso è generale – di stupidità.





Sezione: Editoriale / Data: Ven 24 settembre 2021 alle 00:01
Autore: Simone Togna
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