Resistere e reagire. Bastano queste due key words per sintetizzare l'impresa dell'Inter, che sbatte fuori dalla Champions League il Bayern Monaco con il 2-2 di San Siro (firmato da capitan Lautaro e dall'ex Pavard) che vale il biglietto per la semifinale contro il Barcellona e un posto tra le prime quattro squadre d'Europa.  

Inzaghi si affida all’undici migliore del momento, con Dumfries e Zielinski unici indisponibili. Davanti a Sommer ci sono Pavard, Acerbi e Bastoni, con Darmian e Dimarco sugli esterni e il solito trio Barella-Calhanoglu-Mkhitaryan in mezzo al campo. L’attacco è invece guidato da Thuram e capitan Lautaro. Kompany ritrova qualche pezzo (su tutti Coman e Pavlovic) per la trasferta di Milano ma ha comunque a che fare con diverse assenze, specie in difesa. A comandare il reparto c’è Kim, con Kimmich in mediana e il tridente Olise-Muller-Sané a supporto dell’unica punta Kane.

Pochi giri di orologio e San Siro resta col fiato sospeso qualche minuto vedendo Barella a terra dopo una botta: per abbattere un Nuraghe c’è bisogno di ben altro, ma il colpo finisce per condizionare anche la sua prestazione. Intanto i tifosi tedeschi cantano: Muller scalda i guantoni a Sommer e Dimarco a Urbig, mentre Pavard, Acerbi e Bastoni salvano occasioni pericolose e infiammano il tifo nerazzurro. Dopo 20 minuti il Secondo Anello Verde mette da parte la protesta e comincia a cantare. In campo i ritmi restano alti: il Bayern fa la partita e tiene in mano il possesso, l’Inter resiste bassa e prova a ripartire tra costruzione dal basso difettosa e palle lunghe. Serve qualche minuto in più, invece, per vedere il primo giallo uscire dal taschino di Vinčić (fallo di Kim su Thuram, che poi fa ammonire anche Dier) e l’Inter andare a centimetri dal vantaggio con la zampata di Acerbi e il destro dalla distanza di Calhanoglu. Il Bayern ci prova invece con Sané, Kimmich e le palle sanguinose che vagano nel giardino di Sommer, che però si fa trovare pronto e abbassa il sipario su un primo tempo di sofferenza giocato con il vento e la pioggia contro.

La sgasata di Thuram (che chiede invano un calcio di rigore) e la deviazione al veleno di Bastoni inaugurano una ripresa in cui il copione è lo stesso, ma con l’aggiunta del diagonale letale di Kane che spacca il match al 52’ e rimette tutto in equilibrio. Serve una reazione: il primo a riprovarci è Thuram, poi Muller fa scorrere ancora un brivido sulla schiena dei tifosi nerazzurri. Che poi poi però possono esplodere davvero al 58’, quando Lautaro sfonda la porta con la sassata dell’1-1. Finita? Neanche per scherzo. Darmian si vede negare la rete del sorpasso dal salvataggio sulla linea di Dier, ma nel corner seguente Pavard incorna il 2-1 con il più beffardo dei gol degli ex. Che è anche il primo con la maglia nerazzurra. C’era un modo più romantico per festeggiarlo? La risposta è semplice e ha due lettere: la enne e la o. Kompany butta nella mischia Gnabry e Guerreiro, Inzaghi risponde con Carlos Augusto al posto di Dimarco. Il Bayern però non molla ed è ancora vivo: prima Olise sfiora il pareggio, poi Dier lo confeziona con una parabola beffarda da posizione defilata che termina alle spalle di Sommer. C’è ancora da soffrire, soprattutto dopo che Lautaro lascia il posto a Taremi a 10’ dalla fine e quando Kompany si gioca il tutto per tutto inserendo anche Coman e Pavlovic. San Siro capisce il momento e alza il volume, Bisseck e Frattesi entrano in campo per Bastoni e Barella mentre c’è bisogno dell’ultimo sforzo. E dell'ultima parata di Sommer su Muller che vale un posto tra le prime quattro d'Europa. 

Sezione: Focus / Data: Mer 16 aprile 2025 alle 23:01 / Fonte: Dall'inviato a San Siro
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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