Quando nel calcio, come in tutti gli sport collettivi, ogni giocatore è pronto ad aiutare il compagno, il concetto di squadra trionfa. E un concetto di squadra molto forte, spesso e volentieri può avere la meglio su individualità e tecnica pura, ritenute migliori. Il responso della doppia sfida fra Inter e Bayern Monaco è un po' la conferma di come all'Inter si stia esaltando questa unione tra gente forte, molto forte, ma mai desiderosa di anteporre la giocata personale all'interesse generale.

Altra cosa importante, non siamo di fronte a una squadra “imprigionata” dall'allenatore. Simone Inzaghi ha la sua idea di gioco ben definita e da quando si è seduto sulla panchina nerazzurra ha lavorato duramente e con profitto per presentare negli anni una squadra con in dote un copione riconoscibile. Ma è palese come i calciatori dell'Inter non scendano in campo tristi o impauriti dal canovaccio voluto dal mister, anzi succede esattamente il contrario.

Come ha confessato Alessandro Bastoni nell'interessante intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport, i giocatori vestiti di nerazzurro si stanno esaltando, giocando ogni tre giorni, nella missione che preveda il tentativo di non mollare nulla, provando anzi a trasformare in realtà un sogno meraviglioso. E per arrivare a dama, la squadra ha un'arma importante, ancora più decisiva delle capacità tecnico-tattiche. Si tratta della solidarietà tra tutti i componenti della rosa e la voglia di lottare insieme per raggiungere il traguardo o i traguardi prefissati.

Questo è uno degli aspetti più evidenziati da Inzaghi nelle sue esternazioni alla stampa. Il mister ci tiene a sottolineare come tutti, anche gli eventuali indisponibili, siano parte attiva durante le partite. In campo e fuori dal verde, abbondano incoraggiamenti e voglia di condividere gioie e anche dolori, che, fortunatamente, non sono molti.

Intanto questa Inter, prima in campionato, in semifinale di Champions League dove affronterà il Barcellona e in semifinale di Coppa Italia con la rogna derby, domani reciterà in quel di Bologna. Tre anni fa, la beffarda sconfitta al Dall'Ara cucì tre quarti di scudetto sulle maglie del Milan. Questa volta, nel giorno di Pasqua, un successo manterrebbe i nerazzurri con un vantaggio di almeno tre punti sul Napoli dell'ex Conte, impegnato oggi sul campo di un Monza ormai rassegnato alla retrocessione in serie B.

Il Bologna di Vincenzo Italiano sta disputando un'altra grande stagione dopo quella scorsa, targata Thiago Motta. E anche questa volta gli emiliani hanno il piazzamento Champions come obiettivo, anche se saranno solo quattro e non più cinque le italiane che a partire dal prossimo settembre disputeranno la massima manifestazione continentale. Ma l'Inter non deve pensare a una partita trappola, non deve rimuginare sui fantasmi del passato. Dopo il triste pareggio di Parma, la squadra sembra tornata a imporre la legge del più forte, aver eliminato la corazzata Bayern Monaco regala nuove energie anche a fronte di oggettiva stanchezza e all'emergenza infortuni.

Al Dall'Ara e forse anche mercodì prossimo nel derby di Coppa Italia, sarà indisponibile Marcus Thuram, alle prese con un affaticamento agli adduttori. Chiamato dunque agli staordinari, almeno per buona parte della gara di Bologna, Lautaro Martinez. Il Capitano, decisivo nelle due sfide di Champions contro il Bayern, sta disputando la migliore stagione della sua carriera. Anche a inizio campionato, quando i gol non arrivavano a causa di ferie dimezzate per necessità di squadra, si vedeva come l'argentino fosse comunque fondamentale per leaderschip e attaccamento alla causa nerazzurra.

Adesso, al massimo della condizione psicofisica, Lautaro Martinez è il classico giocatore che può far veramente sognare i tifosi della Beneamata. Come Diego Milito nel 2010. Un “Principe” e un “Toro”. Cose da Inter, che è anche una bellissima favola.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 19 aprile 2025 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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