Da tappa intermedia prima del Mont Ventoux Arsenal-Napoli, Inter-Venezia si è caricata di significati extra per i campioni d'Italia quando l'Atalanta, all'ora di pranzo, ha impartito una sconfitta netta alla capolista, incontrastata fino ad appena cinque giorni prima grazie al blitz di San Siro contro un Milan incerottato. Accusato di maniavantismo dai suoi detrattori, Antonio Conte aveva già previsto tutto, comprese le difficoltà che avrebbe rappresentato per i partenopei la Dea, la quale, messi a posto i pezzi del puzzle del mercato, ora ha assunto una forma ben diversa dalla controfigura che due mesi fa ne prendeva quattro dalla squadra di Simone Inzaghi.
Scherzi di un campionato che regala poche certezze, nel quale l'Inter, inquadrata come imborghesita e senza fame dopo un derby perso in maniera inaccettabile, può tornare a essere misura di tutte le cose in Serie A o, forse, semplicemente confermare di esserlo battendo l'altra favorita 'mediatica' nella corsa scudetto. Uno status riguadagnato dall'Inter proprio dopo il ko coi cugini, che neanche lo sciagurato sperpero del derby d'Italia ha potuto scalfire: otto risultati utili consecutivi in tutte le competizioni, tra cui sette vittorie, l'ulltima delle quali col Venezia che rende il big match del 10 novembre l'occasione per riprendersi la vetta ai danni di Conte. Mica male come programma, anche se in mezzo c'è la Champions League che non permette alcun tipo di sottovalutazione: 'Se farò rotazioni mercoledì? No', la risposta laconica di Inzaghi a DAZN nel pre-partita di stasera. E in effetti questa è la settimana in cui la parola 'turnover' è bandita dal dizionario nerazzurro. Ecco perché, pure con i lagunari, al netto dei recuperati degli ultimi giorni, la formazione titolare si può recitare a memoria ricordando da vicino quella tipo. Ecco perché è Lautaro è il giocatore che ha le migliori occasioni nella prima metà del primo tempo: di piede e di testa, ma la mira non è accurata. Poi è il turno di Thuram, che ha due situazioni per migliorare il suo score di capocannoniere del gruppo: prima colpisce in maniera troppo soft, poi usa solo la potenza muovendo la parte sbagliata della rete. Filip Stankovic, che da ex vive una serata movimentata, non deve intervenire fino al 35', sul rigore in movimento calciato troppo centralmente da Mkhitaryan. L'Inter domina, costruisce occasioni a grappoli, ma rischia di andare sotto nel punteggio, al 41', non appena Idzes decide che c'è spazio abbastanza per sgasare sulla sinistra e mettere un pallone solo da spingere in porta per Pohjanpalo o Oristanio. Il primo cicca ma praticamente accomoda per l'altro ex di turno, che arriva col passo sbagliato e col piede sordo centrando Sommer che ha l'unico merito da coprire più porta possibile.
Nella ripresa, Eusebio Di Francesco si presenta con due novità - fuori Altare e Crnigol per Sverko e Busio - e l'inizio è promettente: nei primi minuti, il Venezia entra con più facilità in area e arriva anche a concludere due volte con Pohjanpalo, che si fa respingere il tiro da Sommer e in seguito spara al primo anello. In mezzo, il VAR aveva annulla un gol a Mkhitaryan per l'offside di Dimarco, che già prima della review si era accorto di essere oltre la linea difensiva avversaria. Partita aperta e botta e risposta continui: Mkhitaryan ha per la terza volta sul piede il pallone dell'1-0, ma lo manda alto sopra la traversa col corpo fuori equilibrio dopo la smanacciata del portiere. Sembra una gara da zero a zero, ma al 66' Dimarco estrae il solito cross telecomandato dal cilindro che va a a spiovere sul secondo palo, perfetto per il colpo di testa vincente di Lautaro. In gol dopo 249 giorni di astinenza nel torneo, davanti al suo pubblico, che in un certo senso scarica tutta la tensione di una serata che sembrava stregata (l'ultima volta il Toro andò a segno il 28 febbraio con l'Atalanta, filo conduttore della giornata nerazzurra). Archiviato l'ennesimo tiro a salve di Thuram, che manca il 2-0 della sicurezza, Inzaghi al 70esimo chiama il triplice cambio mandando in campo Calhanoglu, Bisseck e Taremi al posto di Barella, Bastoni e Lautaro. Poco dopo, staffetta anche tra quinti: Dimarco fa spazio a Darmian, chiamato a calpestare la fascia sinistra per l'ultimo quarto d'ora abbondante. L'Inter potrebbe pure arrotondare sul finire di tempo: Calhanoglu (bell'ingresso in campo dopo l'infortunio) esalta i riflessi di Stankovic jr. con un tiro di controbalzo al veleno, mentre De Vrij manda a lato di testa. Non arriva il raddoppio dell'Inter, ma al contrario il brivido dell'ultimo secondo: Šverko segna entrando in porta col pallone ma aiutandosi con la mano. Il VAR, dopo aver rivisto le immagini, annulla e permette ai tifosi di tornare a respirare dopo i secondi di apnea. Lautaro Martinez può tornare padrone di casa prima di due impegni importantissimi al Meazza nel giro di cinque giorni con Arsenal e Napoli.
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