La Partenza aggressiva è un mantra moderno del calcio italiano. Perché l'Inter inizia all'U-Power Stadium volendo prendersi tutto sin dal primo istante. Il soffice peso della ripartenza, le emozioni dell'alba di un nuovo inizio, quello dopo la sosta. Le squadre lottano, ma il primo tempo è all'insegna del piccolo trotto. Il coinvolgimento difensivo dei biancorossi è il punto prominente di una sfida che appare bloccata. Perché prendersi tutto è una prerogativa, ma quando le due fasi sono scollegate, ecco che diventa difficile farsi vedere in fase offensiva. La prima frazione interista è come un segmento da collegare. Occasioni importanti non ce ne sono, a parte due colpi di testa di Lautaro e una sforbiciata di Frattesi che termina sul fondo. L'Inter gestisce come sempre il gioco, tuttavia senza intensificare la manovra quando ce ne sarebbe bisogno. Il ritratto della prima frazione è quello di un equilibrio pressoché permanente.

RITMI DA AUMENTARE, FASI DA COLLAUDARE. Thuram si muove con discreto piglio, va incontro al pallone e fraseggia certificando la capacità del gioco corto. Ma il canovaccio è vivo di fiammate e di folate, ma le difficoltà nell'impostazione sono più elevate. L'approccio e la circolazione del possesso palla interista non rappresenta la consuetudine. Il Monza si muove bene, coprendo gli spazi tra le linee e costringendo talvolta l'Inter ad adoperare scelte frettolose. Nulla cambia, tutto si trasforma a ogni passaggio sul perimetro, anche se si nota la mancanza di un Calhanoglu che fa correre il pallone in via istantanea. Tutte le posizioni sono duttili e dinamiche. L'avvio di secondo tempo non sembra insistente perché le spinte non sono costanti e il dominio territoriale non si tramuta in qualcosa di serio. La rapidità cresce, la copertura del pallone è come la ricerca degli spazi. Parlavamo di segmento. Il triplo cambio al minuto 55' è un segnale: Inzaghi chiede di più.

SPAZI CHIUSI, SITUAZIONI INTRICATE: TUTTO NEL FINALE. Le situazioni di pericolo non arrivano su entrambi i lati perché gli spazi sono chiusi e intricati. Emanare precisione e lucidità non significa essere perfetti. Perché in serate come queste la sostanza diventa preponderante. Così è concesso anche qualche piccolo imprevisto, seppur con levatura intellettuale sopraffina e una forza d'animo da sprint. Tagli in diagonale, davanti al laterale di fascia; movimenti ad andare incontro ai compagni per agevolare l’impostazione o ripulire i varchi ingolfati. La forma inesauribile di cinetica avanzata e telecomandata è forma e materia, quando Izzo pennella per Dany Mota. Il portoghese sale in cielo e concretizza con un gesto tecnico bellissimo la rete del vantaggio. La mossa del pari è quasi immediata: da quinto a quinto. Carlos Augusto spinge e Dumfries chiude sul secondo palo. Nel finale s'accendono i riflettori dell'U-Power Stadium. Serviva una palla sporca per rimettere in parità una contesa complicatissima. Comincia con un pareggio la settimana interista che passa da Manchester e si concluderà con il derby.  

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 16 settembre 2024 alle 08:15
Autore: Niccolò Anfosso
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