Carbone o dolci? Non è dato sapere cosa i giocatori dell'Inter troveranno nelle calze appese nel lussuoso hotel di Riyadh che li ospita il prossimo 6 gennaio. Di certo però qualsiasi Befana che si rispetti vorrà premiare la costanza e la manifestazione di forza che questa squadra continua a dimostrare a ogni latitudine, a prescindere da come poche ore dopo finirà la finale di Supercoppa italiana. Che per adesso vede iscritti proprio i nerazzurri milanesi, in grado di far rispettare la legge del più forte contro l'Atalanta, sconfitta per la settima volta consecutiva tra campionato e coppe.

GASP NON AVEVA PREVISTO DUMFRIES - Forse proprio per invertire il trend una vecchia volpe come Gian Piero Gasperini, raramente vittima di un complesso di inferiorità come quello contro Simone Inzaghi, ha deciso di mescolare le carte proponendo un undici atipico, per potersi giocare i jolly migliori nella ripresa dopo una prima fase di resistenza. Intuizione che ha pagato dividendi per tutto il primo tempo, in cui pur rischiando in diverse occasioni l'atteggiamento bergamasco ha reso la vita complicata ai Campioni d'Italia, imbrigliandoli sin dall'origine della costruzione del gioco. Ma Gasperson non aveva ancora fatto i conti con Denzel Dumfries, il coup de theatre che questa semifinale aveva ancora in serbo.

L'AUTOPROMOZIONE DELL'OLANDESE - DD22 nell'intervallo si sarà riempito dell'ormai noto caffé arabo, che per dovere e piacere di ospitalità i padroni di casa offrono in grandi quantità ai calciatori protagonisti della Supercoppa sin dal loro arrivo. Avrà avuto un effetto energizzante per l'olandese, perché dopo un primo tempo in cui si è fatto notare per un errore sotto porta e poco altro, ha deciso di regalare al pubblico locale una serata indimenticabile. Magari sponsorizzando sé stesso per un ricco ingaggio tra qualche anno: rovesciata da attaccante di razza nel cuore dell'area e destro sotto la traversa come un centrocampista dal mirino preciso. Senza senso, ma raramente le prestazioni del figlio di Aruba rispondono a una logica.

MAI OPPORSI ALLE STATISTICHE - Non è stata una vittoria netta come quella in campionato, ma si sapeva che sarebbe stata più complicata. Al netto dell'intuizione iniziale di Gasperini, era chiaro che questa Atalanta avrebbe creato più di un problema ai nerazzurri. Non a caso, archiviando momentaneamente l'asterisco, ad oggi è lei in vetta alla classifica in Serie A. Eppure, a voler essere pignoli, i bergamaschi hanno prodotto gioco concreto solo negli ultimi 15 minuti più recupero, sotto di due reti senza neanche sapere come e solo quando, come da programma, il tecnico di grugliasco ha estratto i jolly dal proprio mazzo. Mossa tardiva che altro non ha fatto che confermare l'andazzo tra queste due squadre: 7 vittore dell'Inter negli ultimi 7 confronti e ultima sconfitta dei milanesi nel novembre 2018, un tracollo (4-1) durante la gestione di Luciano Spalletti. Un'era geologica fa. Contro le statistiche c'è poco da opporre...

E SE LAUTARO BLUFFASSE? - Nel contesto di una vittoria meritata la nota stonata è il ritorno all'infertilità di Lautaro, dopo il promettente gol di Cagliari. Contro l'Atalanta non è stata però la solita serata da polveri bagnate, in cui va dato atto alla prestazione nel complesso del Toro. Davvero non riuscire a segnare neanche mezza rete con 6 palle gol pulite o addirittura pulitissime, anche per grandi meriti di 'molla' Carnesecchi, si spiega ancora meno della doppietta show di Dumfries. E allora sorge spontanea una domanda: posto che Marcus Thuram sia a rischio per la finale, non è che il capitano abbia voluto illudere l'altra finalista di non essere in grado di segnare neanche con le mani, per colpirla ripetutamente nel corso dell'ultimo atto del torneo, il più prestigioso? Sarebbe un piano machiavellico. Lunedì sapremo.

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 03 gennaio 2025 alle 08:00
Autore: Fabio Costantino
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