Determinare l'approccio è fondamentale, soprattutto per ritrovare la brillantezza con differenti soluzioni offensive da adottare. L'Inter vuole questo e lo fa capire subito alla Lazio, anche se i biancocelesti nei primi istanti aggrediscono senza sosta, e si alzano cercando di attaccare in ogni modo contrastando la tendenza offensiva nerazzurra. Le tracce centrali sono insidiose, così come quelle laterali. Provarci e riprovarci ancora per imbucare con le incursioni, perché Baroni disegna sempre così la metodologia nell'impostazione. I due timonieri, Baroni e Inzaghi, capiscono che l'equilibrio è tanto. Chiudere ogni traccia e ripartire a tutto gas, la geometria migliore è un deposito del dinamismo. Sussiste a priori la consapevolezza arcuata di poter colpire. La Lazio nella prima mezz'ora attacca creando diversi presupposti potenziali, ma non effettivi. Rovella serve a Noslin l'occasione del vantaggio, ma viene cestinata abbastanza grossolanamente. La gara si stappa con il rigore di Calhanoglu, poi i nerazzurri cavalcano l'onda e Dimarco timbra il raddoppio.

SPAZI APERTI? PURO INTERISMO. Il doppio vantaggio è una mazzata per i biancocelesti. Riflettendo (mica tanto) sull'adrenalina dell'immaginazione di quello che può accadere da un istante all'altro. L'Inter viaggia e la manifestazione nerazzurra si concretizza negli spazi aperti. In serate come queste, dove i punti sono pesantissimi, passare in vantaggio è fondamentale. C'è poi da gestire l'emotività, razionale e inconscia. Il riflesso della perfezione è l'indirizzo del possibile mutamento. L'avvio è aggressivo di entrambe, i tasselli si costruiscono a ogni passaggio, che sia filtrante o arretrato. La perfezione della coordinazione balistica aumenta con il trascorrere dei minuti. Il punteggio all'intervallo decreta un insindacabile doppio timbro del Biscione, scatenato in avanti e indietro. Una padronanza esecutiva rilevante. Bastava sciogliersi per oscillare senza dare punti di riferimento. L'uscita dal campo di Gila scombussola i piani baroniani, perché l'Inter attacca con più facilità il lato di Gigot.

06, MANIFESTO OLIMPICO NERAZZURRO. La gara assume una svolta netta e decisiva. Il secondo tempo ha una storia univoca e omogenea. Ritratto della perfezione. La contingenza dell'innatismo. In un certo senso Platone aveva ragione: alcuni principi dogmatici della conoscenza sono innati nelle menti umane. Nella traslazione al mondo pallonaro c'è quasi sempre la certezza che quando affronti l'Inter sai di dover sbattere negli spigoli inzaghiani. Ebbene sì, anche la Lazio viene risucchiata nell' impulso istantaneo e aggressivo, basato sul dinamismo intenso. La pressione s'intravede in quel coraggio energico nella costruzione di pericoli. Un moto perpetuo, una panoramica illustrativa, che conduce al binario della goleada. Che non è solamente pura proiezione, ma grande manifestazione della Natura interista: sprint, accelerazioni, costruzioni aggiuntive, sovrapposizioni e sovrastazioni. Barella illumina il palcoscenico con una rete pregiatissima, Dumfries sovrasta Nuno Tavares e cala il poker. La cinquina porta la firma di Carlos Augusto. C'è il tempo e la gloria per la gestione proficua di Thuram (12esimo centro in stagione). Sei gol con sei giocatori diversi! Pura manifestazione mostruosa dell'Inter. Le concorrenti sono concretamente avvisate.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 17 dicembre 2024 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
vedi letture
Print