Beppe Marotta non vuole sentire parlare di ciclo Inter al tramonto. Intervenuto al Castello Sforzesco di Milano per lla presentazione del libro di Beppe Severgnini al Book City, il numero uno nerazzurro rilascia una dichiarazione che lascia aperta ogni porta dell'immaginazione ai sostenitori: “Essere presidente dell'Inter è come toccare il cielo con un dito, veramente. Mi porto dentro da sempre la voglia di vincere, mi considero ambizioso perché abbiamo tanto ancora da vincere. Abbiamo qualche sfizio ancora da toglierci: Istanbul insegna". Il discorso poi si sposta sullo stadio, per il quale vede sviluppi positivi: “Il sindaco sta lavorando bene, sono molto fiducioso, ci stiamo avvicinando a un epilogo velocemente. Secondo me è normale, parlando di senso di appartenenza, che una squadra abbia uno stadio. Perché è un po' una seconda casa, dove devi vivere e consumare la tua passione che si esplica non solo in partita ma con una vita che deve continuare tutta la settimana. E dove magari spaziare sotto altri punti di vista come quello culturale, immaginate farla allo stadio una serata così. Il calcio è un fenomeno di aggregazione, dopo la religione dicono ci sia il calcio".

Sempre a proposito della questione stadi, Marotta mette in evidenza il grosso ostacolo che caratterizza ogni discussione: "L'esigenza c'è, secondo me è la burocrazia italiana che rallenta ogni iniziativa e fa sì che gli investitori scappino. È successo in tantissime citta, ero a Venezia nel 1997 quando Maurizio Zamparini comprò a Tessera un terreno, sono passati 30 anni ed è ancora lì. Lo stadio andrebbe collocato all'interno del Ministero delle Infrastrutture: serve un investimento di almeno un miliardo, ma è un fenomeno di carattere nazionale per gli effetti che produce. Questo eliminerebbe tanti step inutili. Oggi c'è la volontà di Inter e Milan di costruire uno stadio, le ultime convergenze vanno verso San Siro. L'importante è superare queste difficoltà burocratiche". Sulla corsa Scudetto Marotta rispolvera toni da battaglia: “Quando sento dei dirigenti dire 'Lottiamo per arrivare nei primi 4', dico 'No! Lottiamo per vincere'. L’asticella deve essere sempre alta: se io miro a prendere calciatori importantissimi e poi non riesco, non è che sono scarso. Probabilmente non c’erano le condizioni per concludere, ma il tentativo va fatto. Oggi siamo in Champions, e allora perché non lottare per vincerla? Perché non lottare anche in campionato? Poi dipende dagli avversari e anche da noi, ma non dobbiamo avere paura e mi sembra scontato”.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 15 novembre 2024 alle 20:07 / Fonte: Sportitalia-Tuttosport.com
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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