La vigilia della partita contro la Lazio, crocevia importante per il campionato alla luce delle vittorie di Atalanta e Napoli che rendono quello contro l'ottima formazione di Marco Baroni un match ad altissimo contenuto emotivo oltre che tecnico, è stata contraddistinta da una trafila di dichiarazioni importanti di alcuni dei protagonisti della stagione nerazzurra. Ma tra un Denzel Dumfries che rievoca i ricordi bizzarri del suo primo giorno ad Appiano Gentile e le insidie linguistiche causategli da Nicolò Barella e la crescita acclarata di quest'ultimo, invitato da DAZN ad aggiornare il suo diario dei sogni a cinque anni dal suo approdo in nerazzurro, spiccano inevitabilmente per profondità e soprattutto per un'inusitata capacità di analisi e rappresentazione della realtà del suo club quelle rilasciate proprio ieri, ai microfoni di Libero, da Alessandro Bastoni. 

Ha detto molto, Bastoni; ha spaziato dalla sconfitta di Leverkusen alla valutazione di questa prima parte di stagione, all'auspicio di rivincere lo Scudetto fino al desiderio di tornare a giocare la finale di Champions League, peraltro condiviso a quanto pare con tutto lo spogliatoio, stando alle dichiarazioni. Ma alcuni pensieri espressi dal ragazzo nato a Casalmaggiore e cresciuto nella quieta pianura cremonese sono davvero da rimarcare, per la qualità del suo pensiero ma anche per la capacità di colpire direttamente nel segno senza girarci troppo intorno. Lo si vede quando sistema i critici del turnover toccando il tema della resistenza nervosa prima ancora che fisica, oppure quando dà una stilettata nemmeno troppo implicita ad Antonio Conte dopo la sua sparata post Inter-Napoli. E lo rende ancora più chiaro quando non si nasconde di fronte al tema dell'importanza del fattore economico per un calciatore o davanti alla responsabilità di essere la squadra più forte, un fardello che non pesa e anzi galvanizza tutta l'Inter.

Sono parole che pesano, quelle di Bastoni, anche più di quanto possa apparire ad una prima lettura. Perché dietro queste parole è evidente una grande consapevolezza da parte di Basto, un giocatore ancora giovane a livello anagrafico, ancora più giovane dei due capitani designati, ma al tempo stesso consapevole di essere uno dei giocatori più 'anziani' dello spogliatoio di Simone Inzaghi a livello di militanza, e che di questo ruolo ha preso ormai definitivamente coscienza. E che si esprime con cognizione di causa, in maniera precisa; uno sfoggio di maturità che può avere solo riverberi positivi per l'ambiente. E li può avere a lungo, considerando che il suo desiderio esplicito è quello di rimanere all'Inter ancora a lungo. 

Bastoni leader in divenire, o magari leader lo è già dentro questa squadra, anche senza l'eventuale legittimazione derivante dalla fascia o da altri rituali; uno che spiega un po' i gangli nascosti del mondo del calcio, quelli che sfuggono a chi si diverte a sputare facili sentenze. Un uomo e un giocatore che con le sue virtù dà sempre quel qualcosa in più per affrontare le asprezze in campo e fuori di un'annata così singolare. 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 14 dicembre 2024 alle 22:15
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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