"Chiedo scusa a Maurizio Galdi e Valerio Piccioni della Gazzetta (che a differenza di altri hanno fatto e fanno assai bene i giornalisti), se sfrutto il loro ottimo lavoro di ricostruzione. Quello che segue è Calciopoli punto per punto. Il servizio è destinato a chi ha la memoria corta.
1) Come scoppiò lo scandalo?
Nel 2004 la procura di Napoli apre un’inchiesta dopo le dichiarazioni dei presidenti di Cagliari (Cellino), Livorno (Spinelli), Venezia (Dal Cin) raccolte nell’ambito dell’indagine sul calcioscommesse del 2003 (caso Bettarini-Marasco). In precedenza la procura di Torino aveva aperto un fascicolo sul fronte doping, intercettando Luciano Moggi e altri soggetti, fra cui il designatore Pairetto. Quell’inchiesta fu archiviata ma il procuratore Maddalena inviò gli atti alla Federcalcio per quanto riguarda i risvolti sportivi. Nel maggio del 2006 trapelano delle intercettazioni relative alla prima informativa dei carabinieri ai due pm di Napoli, Filippo Beatrice e Giuseppe Narducci. Si indagò su 39 partite, dal 26 settembre 2004 al 29 maggio 2005.
2) E’ vero che nel processo sportivo Moggi fu condannato “perché parlava con i designatori”?
È solo uno dei motivi. Le parole usate dalla sentenza di primo grado, e confermate in appello, spiegano che il direttore generale della Juve - come Giraudo, Mazzini, Pairetto, Lanese, Bergamo (la sua posizione fu però stralciata in quanto non più tesserato dopo le dimissioni), De Santis -, fu condannato per “aver intrattenuto contatti realizzati anche su linee telefoniche riservate e partecipato agli incontri, con modalità non pubbliche, condotte contrarie ai principi di lealtà, probità e correttezza e al contempo dirette a procurare un vantaggio alla società Juventus”. Nel caso di Moggi e Giraudo, la condanna fu inflitta anche per gli atteggiamenti usati dopo Reggina-Juve. E per Moggi pure per “aver posto in essere atti diretti ad alterare lo svolgimento delle gare Juve-Lazio (secondo la procura federale, “conosceva in anticipo gli assistenti prima della loro comunicazione ufficiale”), Juve-Bologna (”per essere intervenuto sull’arbitro De Santis in occasione di Fiorentina-Bologna affinché ne uscisse indebolito l’organico del Bologna successivo avversario della Juve”) e Juventus-Udinese (”per aver dettato la griglia degli arbitri al designatore Paolo Bergamo”)”.
3) Ma la giustizia sportiva ha condannato Moggi anche per le famose schede svizzere?
In parte. Nell’istruttoria sportiva venne evidenziato l’uso di solo tre schede. Nel filone successivo, sempre a livello sportivo, fu condannato a quattro anni di inibizione l’ex dirigente del Messina, Mariano Fabiani, e alcuni arbitri (un anno e sei mesi a Dattilo, Cassarà, Racalbuto, Pieri e l’assistente Ambrosino), ma Moggi non fu ritenuto giudicabile perché ormai non più tesserato. Le società non furono coinvolte.
4) Quanti gradi di giudizio ci furono nel processo sportivo e che differenze si riscontrarono fra le sentenze?
I gradi furono tre: Commissione d’appello federale; Corte federale; Camera di conciliazione e arbitrato del Coni. Fra il primo e il secondo grado la differenza riguardò solo l’entità delle penalizzazioni per le società. Nuove riduzioni furono poi decise dalla Camera di Conciliazione non solo per i club, ma anche per i dirigenti. E in quell’occasione fu prosciolto l’ex presidente federale, Franco Carraro.
5) E’ vero che fu condannata soltanto la Juve e i dirigenti che la rappresentavano?
No, furono condannate: - La Juve (retrocessione in serie B e 30 punti di handicap per la stagione successiva, poi alla fine ridotti a 9, revoca degli scudetti 2004-2005 e 2005-2006). - Il Milan (44 punti di penalizzazione per la stagione 2005-2006 e 15 per la successiva, poi ridotti a 30, handicap che gli permise comunque di andare in Champions, e 8 da scontare nella stagione successiva). - La Fiorentina (30 punti di penalizzazione per la stagione 2005-2006 e 19 per la successiva, poi ridotti a 15) - La Lazio (30 punti per la stagione 2005-2006, più 11 per la successiva poi ridotti a 3) - La Reggina (15 punti da scontare nel 2006-2007, poi ridotti a 11) - L’Arezzo (9 punti di handicap nella stagione 2006-2007, diventati poi 6) Fra i dirigenti oltre a Luciano Moggi (cinque anni e proposta di radiazione, rimasti tali anche nell’ultimo grado di giudizio) e a Antonio Giraudo (stessa sanzione), furono condannati:- Diego Della Valle (Fiorentina, 4 anni, poi 8 mesi alla fine) - Andrea Della Valle (Fiorentina, 3 anni e sei mesi, alla fine un anno e un mese) - Sandro Mencucci (Fiorentina, tre anni e sei mesi, un anno e cinque mesi alla fine) - Leonardo Meani (Milan, tre anni e sei mesi, due anni e due mesi alla fine) - Adriano Galliani (Milan, un anno, cinque mesi alla fine) - Claudio Lotito (Lazio, tre anni e sei mesi, poi diventati quattro mesi) - Pasquale Foti (Reggina, due anni e sei mesi, poi diventato un anno e un mese) - Innocenzo Mazzini (vicepresidente Federcalcio, cinque anni con proposta di radiazione, sanzione rimasta invariata) - Tullio Lanese (presidente degli arbitri, due anni e sei mesi, poi un anno) - Pierluigi Pairetto (designatore arbitrale, due anni e sei mesi) - Gennaro Mazzei (designatore degli assistenti, quattro anni poi ridotti a due) - Massimo De Santis (arbitro, quattro anni) - Gianluca Paparesta (tre mesi) - Fabrizio Babini (guardalinee, un anno, poi tre mesi alla fine) - Claudio Puglisi (guardalinee, un anno, poi tre mesi) - Stefano Titomanlio (guardalinee, tre anni).
6) Perché in queste settimane il caso è tornato di attualità?
I legali di Luciano Moggi - gli avvocati Maurilio Prioreschi, Paolo Rodella e Paolo Trofino - hanno rivisitato le intercettazioni grazie a un consulente informatico, Nicola Penta, che incrociando alcuni numeri di telefono, ha “scoperto” intercettazioni non trascritte relative ad altri soggetti, alcuni non toccati dall’inchiesta (Moratti, Facchetti e l’Inter; Spalletti e l’Udinese), altri già condannati (Meani, Galliani e il Milan). Ora i legali chiederanno al processo l’ammissibilità delle nuove intercettazioni nonostante i termini siano già scaduti.
7) Che differenza c’è fra il processo sportivo che si tenne nell’estate del 2006 e quello penale che è in corso a Napoli?
Il processo sportivo è un processo sui generis. Che viene definito di “giustizia domestica” e che è interno all’ordinamento sportivo. Comporta l’inversione dell’onere della prova, per cui è l’imputato a dover dimostrare la propria innocenza. Il contrario di ciò che accade in sede penale.
8) Anche in sede penale, a Napoli, c’è già stata una condanna, quella di Giraudo: come mai? E perché la sua posizione è distinta da quella di altri imputati?
Giraudo e altri dieci imputati hanno scelto il rito abbreviato. Che è fondato sulle stesse carte che portano al rinvio a giudizio: non vengono ascoltati testimoni e il giudice decide in base al materiale presentato dalla pubblica accusa e dai difensori. Comporta lo sconto di un terzo della pena. Antonio Giraudo è stato condannato a tre anni per «associazione per delinquere e frode», Tullio Lanese a due anni per «associazione per delinquere», Tiziano Pieri a due anni per quattro mesi per «associazione per delinquere e frode», l’ex arbitro Paolo Dondarini a due per «frode». Sono stati, invece, assolti gli arbitri Gabriele, Cassarà, Rocchi, Messina, e gli assistenti Baglioni, Griselli e Foschetti.
9) E’ possibile che, in presenza di fatti nuovi, il processo sportivo sia riaperto? Le vicende sono cadute in prescrizione? Altre società rischiano sanzioni? I condannati in precedenza possono essere riabilitati?
I fatti in esame si riferiscono alla stagione 2004-2005. Pertanto si applica il codice di giustizia sportiva in vigore in quell’epoca, che prevedeva la prescrizione dei reati in due anni per le società e quattro per i tesserati (nel nuovo codice la prescrizione è per tutti di otto anni). Insomma, il processo non può essere riaperto. Ma il presidente federale Abete ha detto comunque che “i comportamenti illeciti si prescrivono, quelli morali no” e anche nell’ipotesi di prescrizione, “il caso verrà comunque segnalato”. I condannati possono chiedere l’appello “per revocazione” se ci sono “fatti nuovi che possono modificare la loro posizione”. Quindi, se ci saranno altri colpevoli questo non potrebbe bastare per chiedere la “revocazione”.
10) Lo scudetto del 2006 fu assegnato a tavolino dall’allora commissario della Figc, Guido Rossi, all’Inter: Perché? Era obbligato a farlo?
Qui la prescrizione non c’è. Nel 2006 i tre saggi - Coccia, Pardolesi e l’ex segretario Uefa Aigner, studiarono la materia dal punto di vista giuridico e fornirono un parere che diede via libera alla possibilità della riassegnazione, citando la norma 49 delle Norme Organizzative Interne (NOIF), che parla di una successione automatica (quindi l’Inter terza diventa prima in virtù della penalizzazione della Juve e del Milan). Tuttavia, secondo lo stesso parere, consultivo e non vincolante, l’argomento è tornato di attualità, “la FIGC ha il potere discrezionale di deliberare la non assegnazione del titolo di Campione d’Italia alla squadra divenuta prima in classifica in seguito alla penalizzazione delle squadre che la precedevano, se alla luce di criteri di ragionevolezza e di etica sportiva, le circostanze relative al caso di specie rendono opportuna tale non assegnazione”, Due giorni dopo, il parere del 24 luglio del 2006, il commissario Rossi ritenne che non ricorrevano “motivi per l’adozione di provvedimenti di non assegnazione”, e allora non emersero.. Ora bisognerà vedere, è il riferimento all’approfondimento fatto da Abete sulla “questione morale”, se questi “motivi” sono emersi.
Chiaro?".
Ivan Zazzaroni
Autore: FcInterNews Redazione
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