L’Inter parte bene, i primi minuti lasciano ben sperare. Il piglio è quello giusto con Carlos e Pavard che spingono e Acerbi che si alza a fare densità a centrocampo quando si abbassa Calhanoglu a impostare. La Roma risponde con un centrocampo denso, per non andare in inferiorità numerica. Koné fa da perno e Pellegrini e Cristante al suo fianco fungono da mezzali per prendere Barella e Frattesi in fase di costruzione. In fase di non possesso Shomurodov si abbassa per schermare Calhanoglu mentre quando la Roma sviluppa gioco soprattutto a destra con Soulé, il 14 si piazza vicino a Dovbyk per creare superiorità in attacco con Acerbi che però sta inccollato all’ucraino e uno dei due braccetti prendere la seconda punta, l’altro invece si occupa di Pellegrini che si alza a giocare da trequartista. I giallorossi anche a sinistra sono pericolosi con Angelino che fa il quinto a tutta fascia con grande gamba, dando una mano alla manovra offensiva ma anche tornando sulla linea a 3 dei difensori formando una difesa a 4 quando è il momento di compattarsi e difendere. La Roma peró riesce anche a distendersi e rendersi pericolosa grazie ai quinti e ai due attaccanti. 

L’Inter con il passare dei minuti perde la flemma. Il giropalla è lento e orizzontale. Gli attaccanti non riescono a fare sponde precise e sono lenti nel girarsi, perché subito assaliti dai centrali della Roma Mancini, Celik e Ndicka, che non lasciano ragionare i nerazzurri e non concedono metri in campo aperto. La Roma è compatta e molto bassa in fase di non possesso e non concede ripartenze, né transizioni veloci a liberare centralmente una delle due mezze ali che prova a liberarsi. Sia Frattesi che Barella non trovano spazio tra le linee grazie alla densità romanista. Inzaghi prova a smuovere le acque inserendo due quinti di gamba e tecnica come Dumfries e Zalewski e, soprattutto a sinistra, qualche buona trama viene anche costruita. Ma manca il peso offensivo e la cattiveria dentro l’area di rigore. Lautaro e Arnautovic sono perennemente raddoppiati e in inferioritá numerica. La Roma sceglie di far giocare i difensori interisti e di aggredire invece dal centrocampo in su, raddoppiando e triplicando ogni giocatore avversario. Acerbi prova a muovere la staticità dell’Inter staccandosi da dietro e provando a condurre palla fino alla trequarti, ma è davvero l’unico insieme a Carlos Augusto con gamba e fiato per reggere i novanta minuti. Nel finale Inzaghi piazza Correa a centrocampo per impostare da dietro con quasi tutti gli schemi saltati. Ma la stanchezza è troppa. L’Inter è spenta. Nella semifinale di andata di Champions contro il Barcellona dovrà riaccendersi.

Sezione: Angolo tattico / Data: Lun 28 aprile 2025 alle 13:24
Autore: Riccardo Despali
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