Dopo le prime intercettazioni di ieri, il Corriere della Sera torna oggi sulle indagini che hanno portato a trenta arresti pe traffico di droga nel milanese e che riguardano anche la volontà della criminalità organizzata di entrare nel grande business delle curve. "Quel giro tra spaccio, controllo dei parcheggi, merchandising, biglietti di cui da sempre si parla intorno alle tifoserie di Inter e Milan ma che ancora da un punto di vista giudiziario resta tutto da dimostrare - si legge - Nazzareno Calajò, 53 anni, voleva entrare nel grande business dello stadio, di questo sono convinti gli investigatori coordinati dai pm della Dda Gianluca Prisco e Francesco De Tommasi. E in questo senso si spiegano le vicende (intercettate) nelle quali Calajò un anno fa dice di voler uccidere Boiocchi e il braccio destro del capo ultrà rossonero Luca Lucci, Daniele Cataldo".

La scintilla tra Calajò e Boiocchi, assassinato sotto casa pochi mesi fa, avviene nella notte tra il 30 e 31 marzo di un anno fa. "Fuori dal «Sequoia», locale in zona Repubblica, il boss della Barona ha un battibecco con la squadra di buttafuori. Calajò è furioso, e l’apparizione di Boiocchi, che si offre d’intervenire per risolvere la questione, ai suoi occhi appare come uno sgarro inaccettabile". Ma l'affronto è solo una scintilla, il nodo della questione è che le Curve fruttano a Boiocchi "circa 80 mila euro al mese tra parcheggi e altre cose", come afferma in un'intercettazione. Una torta che fa gola a Calajò. 

Alla fine, a quanto pare, i Calajò non riescono ad entrare negli affari dello stadio. "Anche perché in mezzo ci sarebbero famiglie di spessore ancora più «importante» rispetto a quelle della Barona. E anche il loro eventuale coinvolgimento nel delitto Boiocchi appare escluso nell’inchiesta della polizia sul delitto del capo ultrà", chiosa il Corsera.

Sezione: Rassegna / Data: Ven 28 aprile 2023 alle 12:15
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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