Carletto Muraro, ex attaccante esterno dell'Inter, intervistato dalla Gazzetta dello Sport, ripercorre alcuni passi della sua carriera con qualche aneddoto. 

Muraro non era solo velocissimo, era anche fortissimo di testa, nonostante non fosse un gigante: 1,76.
"Tutte doti scoperte strada facendo. Le gambe me le sono fatte da piccolo, andando in bicicletta. Ma da bambino stavo sempre in porta. Un giorno all’oratorio, avrò avuto dieci anni, mi invitano a giocare coi più grandi: uscita bassa, mi vengono addosso in tre e mi rialzo col braccio sinistro penzolante, omero fratturato. Da allora cambiai: centrocampo fino alle giovanili dell’Inter e poi ala, con Herrera, il primo a dirmi di giocare in velocità. I gol di testa nacquero al Varese: Maroso mi spostò punta centrale, capii di avere tempismo, elevazione".

Per il Mago lei era Jair bianco. E il Mago chi è stato per Muraro?
"Il carisma in persona. Quando io iniziavo, lui era appena tornato all’Inter e aveva ritrovato alcuni dei suoi campioni con la Grande Inter, da Facchetti a Mazzola: li faceva rigare ancora dritto. Prima di farmi debuttare col Cagliari nel 1974, mi definì Jair bianco, probabilmente per semplificare con i giornalisti e spiegare il mio ruolo. Mi diceva: “Quando arrivi vicino all’area non la passare, tira sempre perché tu ci arrivi, gli altri no...”".

I gol, alla fine, sono stati 49 in 208 presenze. Avrebbe potuto farne di più?
"Magari sì, ma avevo il gusto per l’assist. E non ho mai dimenticato, nemmeno per un attimo, che il calcio è uno sport di squadra".

Con l’Inter ha vinto lo scudetto dell’80. Tutti italiani, quasi tutti provenienti dal vivaio.
"C’era una chimica speciale, molti di noi si conoscevano da tanti anni, eravamo cresciuti insieme. Quella magia non si è mai spenta: abbiamo un gruppo di Whatsapp in cui ci scriviamo tutti i giorni. E una volta al mese ci ritroviamo a cena".

Quell’Inter, nella Coppa Campioni 1980-81, si fermò in semifinale col Real.
"Se Fraizzoli avesse investito per potenziare la squadra, avremmo potuto ripeterci con un altro scudetto e provare a vincere in Europa".

La sua carriera è iniziata mentre quella di Mazzola stava per chiudersi: che compagno è stato?
"Un esempio, un supporto costante. Eravamo in camera insieme, arrivava con le bozze del suo libro scritte a mano e me le dava: io dettavo, lui batteva a macchina. Parlavamo poco di calcio, ma quando lo facevamo era una miniera di consigli. E quando l’Inter mi aveva praticamente ceduto alla Juventus, fermò tutto: “Se Muraro ci fa gol a San Siro da juventino, viene giù lo stadio”".

Nell’Inter di oggi, dove giocherebbe Muraro?
"Dal centrocampo in su, più o meno ovunque. Ora come ora, poi, con la fascia sinistra in piena emergenza... (ride, ndr )".

Sezione: News / Data: Mar 04 marzo 2025 alle 13:38 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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