Sembrano davvero tornati i tempi di "Totò, Peppino e la... malafemmina". Quasi 70 anni dopo succede, però, che il sequel risulti essere solo pallonaro visto che contemplerebbe un tecnico salentino al posto di Peppino; un personaggio partenopeo che avrà forse ascendenze nobili come AdL, ma non è un principe attore come Antonio de Curtis, visto che di mestiere fa il produttore cinematografico nonché il presidente del Napoli. Ed infine il 'male' non ha una 'portatrice' femmina, bensì sarebbe da ricondurre alle dicerie. Meglio, alle maldicenze. Giusto quelle che Antonio Conte - in coda ad Inter-Napoli - ha tirato assurdamente in ballo bollandole poi come retropensieri.
Tocca allora copincollare per forza l'incipit del primo pezzo di giovedì scorso proposto dal Vs. Cavasinni come ideale approccio alla questione arbitrale sollevata dal tecnico del Napoli: "In fondo, è un film già visto: l'Inter sotto attacco". Ed i cinefili nerazzurri - tra i quali si annovera lo scrivente - dovrebbero averne avuto percezione per primi. No, perché piace pensare che in certi ambienti paracinematografici siano già iniziate le riprese di "Antò, Aurelio e le maldicenze": di fatto, i retropensieri. Una sorta di sequel - con uno sviluppo, appunto, nell'ambiente del calcio - che avrebbe, in realtà, una doppia primogenitura perché proponibile come ideale sintesi tra la precitata pellicola "Totó, Peppino e la... malafemmina" del 1956 di Camillo Mastrocinque e "Totò, Peppino e le fanatiche" del 1958 di Mario Mattoli.
Peccato solo che dietro la macchina da presa ora non ci possano più essere cineasti di quella levatura e nemmeno degni eredi apprendisti. Ma solo una fantomatica regia occulta insediatasi da poco negli studi marziani di "Cinechisaparli"...Ovvio l'intento provocatorio col richiamo alla capitolina Cinecittà e a chi dovrebbe vuotare il sacco...
Guarda caso il nesso tra quelle 2 storiche pellicole e la (presunta) continuazione odierna ricorrerebbe, nel primo film, con la comune salita a Milano dei protagonisti: vuoi per recuperare alla causa universitaria il nipote dei 2 fratelli Caponi (Totò e Peppino) - invaghitosi di una cantante della rivista - così come accaduto ora per raggranellare sul campo dell'Inter quel misero punto idoneo a conservare il primato partenopeo in classifica. E nella seconda pellicola (quella delle "fanatiche") con l'iniziale ricovero coatto in manicomio dei 2 capifamiglia protagonisti (sempre Totò e Peppino), esasperati dalle manie in sorte diffuse nelle rispettive famiglie. Giusto perché assimilabile al TSO che ora più di qualche commentatore paventerebbe volentieri per i primattori odierni (Antò ed Aurelio), o almeno per quello dei 2 reperibile sul suolo peninsulare... Per dire, allo scrivente è parso molto calzante un post "colorito" rintracciato qualche giorno fa sulla pagina FB "Solo ed esclusivamente INTER" che - previo l'auspicato avallo della Redazione - si permetterebbe di riportare qui integralmente: Conte "è andato a DAZN a fare il PAZZO parlando di un rigore e di situazioni legate al VAR, perché della partita non poteva parlare. Demolito, 90 minuti di assedio, messo sotto sempre, ha pensato solo a difendersi e salvare il sedere. Questo atteggiamento la rende solo ridicolo sign. Conte. Ad Empoli, per una roba imbarazzante in cui ha beneficiato di una situazione simile ad oggi, dov’era? Ad esultare per aver vinto l’ennesima partita in maniera immeritata? Facile così. ASSEDIATO".
Quasi niente da aggiungere ad un'ottima ed accorata sintesi se non fosse che il fine ultimo del tecnico partenopeo - al quale aveva poi fatto eco l'uscita californiana del suo presidente De Laurentiis - era solo quello di sollevare un assurdo, ma strategico polverone mediatico per danneggiare i temuti rivali dell'Inter in lotta per lo scudetto. Infatti quando mai s'era sentito prima blaterare qualcuno sul "furto" di un pareggio anziché per la "sottrazione" della canonica vittoria? Detto in termini più espliciti: il Napoli aveva ottenuto un "rigorino" decisivo per il suo successo ad Empoli e quasi nessuno ne aveva parlato, men che meno i diretti fruitori di quei 3 punti: Antò ed Aurelio. È accaduto, invece, che in Inter-Napoli sia stato assegnato un penalty - peraltro sbagliato da Calhanoglu - per un fallo evidente subìto da Dumfries e si sia scatenato il finimondo sul malcapitato Mariani per una solo "sfioricchiata" vittoria nerazzurra. Siamo al più grottesco dei paradossi. Anche perché il fischietto di Aprilia era stato prima 'assolto' dai suoi sodali dell'AIA e poi invece - salvo smentita - destinato per punizione ad un giro in giostra sulle catenelle della nostrana cadetteria. Come dire che gli strepiti di Conte e gli strali di AdL avrebbero fatto effetto... Saranno allora contenti i partenopei che potranno fare baldoria con fuochi d'artificio e tric e trac...
Da registrare poi che sempre giovedì scorso quelli del TG di Sportmediaset - puntualmente solerti quando si tratta di srotolare lingue per cause 'trasversali': non a caso la lingua batte dove il dente (altrui) duole... - non sia parso vero di potersi prestare per fungere da cassa di risonanza alle insulse lamentele partenopee, producendo il più classico dei dossier arbitrali. Ma la sua sola elaborazione fa già ridere così...
Certo che se poi, in generale, il presidente FIGC Gravina non rinnega la mancanza di pudore istituzionale nel rendere di pubblico dominio la sua apprensione per le sorti del brand bianconero - nonostante tutti gli scandali venuti alla luce e quelli che, forse, verranno... - ed il designatore arbitrale Rocchi manifesta invece, gravi problemi di 'scoliosi professionale' - giusto per via di una schiena affatto dritta nella gestione dell'affaire Mariani - il panorama attuale rischierebbe davvero di prefigurare orizzonti oscuri con un richiamo ad un nefasto passato recente. Con il vivo rischio di paventare lo scoperchiamento di 'tombe' dagli olezzi insopportabili.
Quasi a confermare che dalla MALafemmina a certi tanfi MALeodoranti sarebbe solo questione di un ciak...
Orlando Pan
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