Anche l’amministratore delegato della Lega Serie A Luigi De Siervo è intervenuto sul palco della Fondazione Riccardo Catella per la quinta edizione del Merger & Acquisition Summit organizzato da Il Sole 24 Ore, toccando il tema delle proprietà straniere nel calcio italiano: "Dobbiamo fare mente locale e sottolineare come tipologia di investimento sul calcio italiano siano diverse. Non ci sono solo fondi, ma anche imprenditori che hanno fatto fortune all’estero e sono voluti tornare. Sono modalità e approcci diversi che ritroviamo anche nel modello di gestione. In alcuni casi sono vanity asset per avere rilevanza sociale differente. Abbiamo avuto in generale un beneficio, è cambiata la professionalità ed è cambiata la tipologia del management, anche perché negli ultimi 15 anni è cambiato il calcio, oggi siamo azienda di entertainment che combatte con le altre forme di intrattenimento. La difficoltà di un club è quella di comunicare i valori al di là dei risultati sportivi con il pubblico. Tutte le aziende di calcio hanno una media company interna che usano per comunicare con questo pubblico per farli partecipare alla vita sociale dei club. Il modello futuro è attenzione maniacale all’aspetto economico, oltre alla selezione per la parte sportiva giocatori tramite sistemi di intelligenza artificiale, l’attenzione alla parte marketing e hospitality anche nella gestione dei nuovi stadi. La scommessa finale che fanno spesso questi soggetti internazionali è questa: che il cambio di paradigma dello stadio possa essere oggetto dello scambio finale. Tema che ha avuto tempi biblici, viste le resistenze a livello locale. È chiaro ed evidente che oggi abbiamo soggetti capaci e pronti ad investire centinaia di milioni e non riescono a farlo per decine di anni. Il paradosso è legato al mondo pubblico in generale. Semplificando, stiamo chiedendo da oltre tre anni al ministro Andrea Abodi un commissario agli stadi e ci siamo, che possa accelerare e superare i blocchi”.

De Siervo aggiunge: “Quello sarà un cambio di paradigma perché cambierà anche il modo in cui vediamo lo sport, riprendere uno stadio costruito 70 anni fa non è la stessa cosa di farlo in un impianto moderno. L’arrivo degli stranieri è stato fondamentale anche per la sostenibilità del sistema, per poter reggere la competitività con l’estero non poteva bastare il modello precedente. Oggi siamo una piccola babele, il confronto è più complesso ma da questo confronto c’è sempre un beneficio. Ci tengo a ringraziare la proprietà del Como, sviluppare una proposta commerciale legata al Lago di Como e capace di trasformare un brand un po’ polveroso in un brand scintillante in cui le grandi star del cinema fanno a gara per essere sugli spalti. Cambiando lo stadio si cambiano i ricavi del matchday quindi cambiano esponenzialmente i ricavi, ma cambia anche l’esperienza del tifoso”.

Sezione: News / Data: Mar 01 aprile 2025 alle 15:02
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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