Milano lavora, le squadre milanesi no. Quasi a rappresentare l'altra faccia di una città dinamica e attiva, lo sport del capoluogo lombardo pare essere stato colpito dal virus dell'accidia, come lo definisce Luigi Garlando sulla Gazzetta dello Sport facendo riferimento alle dichiarazioni degli allenatori che hanno tirato fuori legate all'assenza di etica del lavoro: "Dopo Milan-Stella Rossa, l’esasperato Paulo Fonseca accusò: "Io so che lavoro tutti i giorni per migliorare. Non so se tutti possono dire lo stesso". Un mese dopo, Sergio Conceiçao, a Zagabria: "È mancata la base del calcio che è fatto di lotta e duelli". Domenica a Torino, accanto al mea culpa di Henrikh Mkhitaryan ("Ci sentiamo i più forti e ci distraiamo"), Simone Inzaghi invocava: "Dobbiamo lavorare di più. Quello che facciamo, non basta".

E il discorso non tocca soltanto il calcio: "Al coro si è aggiunto Ettore Messina, coach dell’Olimpia, sconfitta nella finale di Coppa Italia: "Ci hanno surclassati in tutto, loro avevano entusiasmo ed energia. Noi, vuoti". Come se lo sport milanese fosse stato contagiato dal virus dell’accidia, da un indebolimento etico, gente che ciondola in campo e fa “nagott”, cioè nulla, mentre Conte tiene il Napoli in vetta all’urlo di: “Amma faticà!” Stasera Milan-Feyenoord: che sia notte da “casciavit”, da lavoratori seri". 

Sezione: Rassegna / Data: Mar 18 febbraio 2025 alle 12:42
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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