Javier Zanetti parla della figura di Massimo Moratti nel giorno del trentesimo anniversario dall'acquisto del club. "Ero uno sconosciuto, a certi livelli giocavo da appena tre anni in Argentina. E con me, a Milano, arrivò Sebastián Rambert, che era invece capocannoniere ai tempi. Nemmeno voi giornalisti mi avevate riconosciuto. Mi passavate vicino, prima della presentazione, e pensavate che fossi un vostro collega sudamericano...".

"Fui prima presentato alla Terrazza Martini, poi mi portarono dal presidente, nei suoi uffici: un colpo di fulmine - ricorda Zanetti -. Umano, appassionato, subito affettuoso: per un ragazzino come me - non avevo ancora 22 anni - sentire tutto quel profumo di famiglia risultò decisivo. Mi fece poi capire immediatamente che cosa fosse l’Inter... Non l’ho mai dimenticato. Cosa rappresenta per me oggi? Molto, moltissimo, quasi tutto. Ha creduto in un ragazzino che non aveva ancora fatto niente, mi ha regalato una vita meravigliosa, non solo professionalmente: è stato vicino a me e alla mia famiglia, sempre pronto a dare una mano e regalare un consiglio. Parliamo di tutto, non solo di calcio. Lo considerò un papà, e non è un modo di dire".

Ricorda, Zanetti, di aver visto veramente felice Moratti "la sera del Triplete, nel 2010, a Madrid. Ci abbracciammo fortissimo senza dirci nulla. Sapevo che stava pensando anche al suo grande papà e a quanto potesse essere orgoglioso di lui. Ma lo vidi raggiante pure una settimana prima, a Siena, quando vincemmo lo scudetto nel giorno del suo compleanno, il 16 maggio. Ero fiero di aver potuto restituire qualcosa a un uomo che ci aveva dato ogni cosa e per il quale provo e proverò sempre eterna gratitudine. Mai visto infuriato? Sì, dopo le eliminazioni in Champions con Liverpool e Manchester. E bisognava stare attenti anche a cavallo dei derby... Certe partite non si potevano perdere o giocare male. Il presidente non le digeriva facilmente".

Ammette, Zanetti, la mancanza di Giacinto Facchetti. "Ho nostalgia dei suoi racconti sulla Grande Inter, su ciò che doveva rappresentare la maglia nerazzurra, su come dovevamo comportarci, sempre. Una scuola di vita alla Pinetina". Tra i compagni di squadra, il più forte "Ronaldo il Fenomeno, roba dell’altro mondo".

Sezione: Rassegna / Data: Mar 18 febbraio 2025 alle 09:10
Autore: FcInterNews Redazione
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