"Il calcio è un gioco semplice", ci ripetono spesso. Il problema è chiarirsi sul significato di "semplice". Perché se per "semplice" si intende facile da teorizzare e da mettere in pratica, allora no. Assolutamente no. È invece certamente semplice capire che, essendo sport a punteggio basso, non sempre il concetto di "merito" combacia col risultato finale.

E così succede che l'Inter vada a Torino in casa della Juve, proponga un calcio piacevole ed efficace per 45 minuti, non raccolga nulla di quanto seminato e poi esca dal campo a mani vuote dopo un secondo tempo equilibrato e senza torppi squilli. Non se ne esce, inutile stare lì col lanternino a cercare colpevoli: Juve-Inter di domenica sera rappresenta il calcio nella sua essenza, spietata e sincera. Non è ginnastica artistica dove i giudici alzano le palette con i voti e non è nemmeno la boxe dove si può vincere ai punti. Nel calcio vince chi segna. E l'Inter, contro la Juve, non ha segnato.

Un problema risolto lo scorso anno in maniera perentoria, quasi violenta. Ma anche confermandosi l'attacco migliore della Serie A, un paio di passaggi a vuoto di costano punti pesanti. Non così pesanti, però, come possono apparire anche a causa del coinvolgimento emotivo del momento. Perché se è vero che l'Inter, tra Fiorentina e Juve, ha fatto solo tre punti, è altrettanto vero che il Napoli ne ha fatti appena due tra Udinese e Lazio. Insomma, calcolando questo mini-ciclo, i nerazzurri hanno guadagnato un punto sui partenopei: scenario complicato da ipotizzare dopo lo 0-3 di Firenze. E invece...

Insomma, pur restando d'umore nero, qualcosa di positivo c'è. Così come molto positivo resta il primo tempo dell'Allianz Stadium, per nulla paragonabile al secondo dei padroni di casa. Ma tant'è: questo è il calcio e va accettato. Crudele e bellissimo.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 18 febbraio 2025 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni
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