Bacheca, bacheca delle mie brame, qual è il trofeo più bello del Reame? Non per scomodare la regina cattiva che interroga lo specchio in “Biancaneve e i sette nani”… ma una risposta possiamo subito darla: la Coppa dei Campioni. Immaginiamo quindi il campionato a metà strada e, di conseguenza, dal lato opposto nell’angolino, c’è lei, l’ignorata, vituperata, snobbata Coppa Italia, o che dir si voglia, Coppa nazionale o ancora – in tempi pubblicitari recenti – Tim Cup. Eppure il fascino della manifestazione non è sempre stato così basso, nata nel 1922, interrotta, poi riproposta dal 1935/36. Ha vissuto stagioni d’oro nelle quali squadre di provincia riuscivano a far “la festa” a grosse compagini sull’esempio della FA cup inglese nella cui ultima edizione il Wigan, che pochi giorni dopo retrocederà, è riuscito a battere il colosso degli sceicchi Manchester City. Facendo cadere Mancini dalla panchina. L’Inter ricorda proprio in queste ore domenicali la prima Coppa Italia conquistata nella sua storia e non erano tempi politicamente “felici”… Era il 18 maggio 1939 e l’Inter dopo aver battuto il Novara nella finale di Roma (i piemontesi evitavano il derby in finale eliminando nientepopodimenoche il Milan…), portava a Milano il trofeo, in treno. L’Europa si preparava all’orrore della guerra e il calcio illudeva ancora che i giorni migliori non erano solo alle spalle. L’Inter si era dovuta inchinare ormai da un decennio a voleri “supremi” e aveva modificato il proprio nome in Ambrosiana, poi aveva recuperato la parola Inter legandola ad Ambrosiana. Questo, anche grazie alla testardaggine, alla volontà, al tifo degli appassionati nerazzurri che sugli spalti e intorno al campo di gioco, non smettevano mai di urlare “Inter, Inter, Inter”. Mai che qualcuno abbia urlato “Forza Ambrosiana!”. Da campioni d’Italia in carica, un titolo che era arrivato dopo cinque – leggasi cinque – campionati consecutivi vinti dalla Juventus e due del Bologna, prendeva il via il torneo 1938-39. Castellazzi lasciava la panchina a Cargnelli che doveva fare i conti con numerosi infortuni della coppia d’oro Meazza-Ferrari. In campionato pur avendo l’attacco più prolifico, l’Ambrosiana-Inter chiudeva al terzo posto. Il cammino di Coppa Italia sarà invece positivo. Primo avversario, il Napoli. Nel giorno di Santo Stefano del ’38 in trasferta arriva un 1-1. Il Torneo già allora presentava l’innovativa formula dell’eliminazione diretta. Giornata ventosa. Tempi regolamentari terminati con il punteggio di 0 a 0. Al 1’ minuto del primo supplementare Candiani superava i difensori partenopei e batteva Sentimenti, al 6’ minuto del secondo tempo supplementare il Napoli pareggiava con Fabbro che sfruttava un calcio d’angolo e realizzava in mischia. La gara – non esisteva la formula dei calci di rigore – andava ripetuta. A Milano nel giorno della Befana del 1939 si replicava: al 40’ gol regolarissimo di Locatelli annullato per fuorigioco (Riccardi del Napoli si trovava vicino al palo). Poi, il gol: al 54’ Candiani realizzava il punto partita su passaggio di Frossi. Gli spettatori erano 4.000, gli angoli 7 a 1 per l'Ambrosiana Inter. Negli ottavi, l’Inter incrociava il Livorno. Anche in Toscana battaglia fino all’ultimo respiro e oltre, con gol decisivo di Frossi al 116’. Nei quarti, la sfida con la Roma. All’Arena, il 23 aprile, davanti a un pubblico numeroso in una giornata calda la Roma era regolata con un gol di Ferraris al 26’ del primo tempo. Il 7 maggio, in trasferta per la semifinale, i nerazzurri superavano il Genova 1893 (l’ex Genoa), davanti a oltre 10.000 spettatori che portavano ad un incasso di 100 mila lire. Partita combattuta, tempi regolamentari terminati 1-1, con gol di Cattaneo per i locali e Guarnieri per l’Inter. Al 100’ minuto arrivava il bis di Guarnieri e al 120’ il sigillo di Frossi. La finale è conquistata. Eccone la descrizione nelle cronache cartacee fedeli dell’epoca. “Oggi allo stadio del Partito si è svolta la finale della Coppa Italia tra Ambrosiana e Novara. Le due squadre si sono schierate in campo nelle seguenti formazioni. Ambrosiana: Sain; Buonocore; Setti; Locatelli, Olmi, Campatelli, Frossi, Demaria I, Guarnieri, Meazza, Ferraris II. All: Cargnelli. Novara: Caimo, Bonati, Galimberti, Rigotti, Mornese, Galli, Borrini, Romano, Marchionneschi, Versaldi, Barberis. All: Rigotti. Nel primo tempo i nerazzurri pur non dimostrandosi nettamente superiori in fatto di numero d’attacchi (i novaresi hanno conquistato quattro calci d’angolo contro due) sono tuttavia riusciti a segnare due reti senza subirne. I due punti sono stati marcati da Ferraris II all’8’ a conclusione d’una mischia creatasi a pochi passi dalla rete difesa da Caimo, e da Frossi al 38’ a coronamento di una azione cominciata da Demaria e conclusa con un tiro fortissimo. Nella ripresa i novaresi sono partiti all’offensiva mettendo più volte in pericolo l’incolumità della rete nerazzurra ed aggiudicandosi quasi subito un calcio d’angolo. Poi, al 13’, il Novara ha accorciato la distanza grazie a un tiro di punizione concesso per fallo di Setti su Borrini, tirato da Mornese e deviato a segno da Romano. Il Novara ha continuato a premere contro la difesa avversaria appoggiando prevalentemente i propri attacchi sull’ottimo Borrini ma non ha più segnato. Al 36’ Mornese è stato espulso avendo commesso un fallo su Ferraris II il quale ha zoppicato fino al termine della partita. Subito dopo il fischio di chiusura i componenti delle due squadre si sono portati ai piedi della tribuna d’onore dove il vice-segretario del Partito Adelchi Serena, attorniato dal segretario del Coni e presidente Figc gen. Vaccaro, dal segretario della Figc ing. Barassi e dal presidente del Dds cap. Ventura, ha consegnato all’Ambrosiana la Coppa Italia e undici medaglie d’oro e al Novara undici medaglie d’argento. In seguito alla vittoria odierna l’Ambrosiana disputerà la Coppa d’Europa a fianco del Bologna, già sicuro vincitore del campionato di serie A.” L’Inter conquista così la sua prima Coppa Italia. Per la seconda bisognerà attendere il 1977/78 (la stagione di addio di Giacinto Facchetti) con la vittoria in finale sul Napoli con i gol di Altobelli e Bini. Nel 1981/82 la terza: sempre con Bersellini in panchina è battuto il Torino nella doppia finale. Poi, un altro lungo salto fino alla stagione 2004/05, la prima di Mancini. Il trofeo sarà il simbolo della rinascita e della capacità - ritrovata – di tornare a vincere. Con i gol dell’andata di Adriano e di Mihajlovic al ritorno, si batte la Roma. L’anno dopo si vince ancora, sempre contro la Roma (1-1 all’Olimpico gol di Cruz) e 3-1 al Meazza (Cambiasso, Cruz, Martins). La sesta arriverà il 5 maggio del 2010 e sarà l’inizio del Triplete (Milito), un periodo d’oro che non ha bisogno di aggettivi. La settimana porterà la firma di Leonardo allenatore di passaggio: il 29 maggio 2011 con la doppietta di Eto’o e il sigillo di Milito l’Inter batte il Palermo. Sarà il canto del cigno, l’inizio del digiuno. Due anni senza raccogliere nulla. Oggi, finalmente, la fine della stagione 2012/13. La prossima vedrà l’Inter impegnata solo alla domenica come ai vecchi tempi della schedina (anticipi e posticipi permettendo) e durante la settimana, proprio e solo in Coppa Italia. Partire per vincerla e per entrare nelle tre in campionato saranno gli obiettivi minimi da centrare. Si può rinascere, come nella prima stagione di Mancini, ancora da lì. Dalla tanto, snobbata, Coppa Italia. O Coppa nazionale come era chiamata – giustamente - dallo Special One. Perché dovrebbe contare meno della Coppa del Re o della Coppa d’Inghilterra?
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