"C'è solo l'Inter...tutto il resto è noia. Il Califfo uno di noi". Partiamo dall'inizio da quello striscione dedicato a Franco Califano, il Califfo, grande cuore nerazzurro. Un bel gesto, prima di novanta minuti al termine dei quali, anche dalla Nord, si esce a testa bassa. D'accordo, c'è un arbitraggio in mezzo indegno, l'ennesimo. C'è una gazzarra da far west in mezzo al campo che scalda gli animi in curva con gli ultras che salutano gli atalantini con il classicissimo 'Odio Bergamo!'. Però, forse, alla fine vien da pensare che sarebbe stata meglio la noia di Franco Califano al suicidio Inter di ieri sera. Da 3-1 a 3-4 in pochi minuti. Va bene, Gervasoni ci ha messo del suo e tanto. Ma inspiegabile sia il black out difensivo, così come lo sciagurato errore di Ranocchia a porta vuota al 93'. Sarebbe stato il 4-4. Quanto meno per salvare l'onore e muovere la classifica. E invece no. Siamo qui, di nuovo a raccontare di una domenica nera, nerissima. L'Inter si conferma 'Pazza Inter' ma si conferma altresì, come capita da più di un girone a questa parte, trattata alla stregua di una provinciale. E quelle parole famose pronunciate dal Mou dopo il Triplete "Vi faranno pagare tutto" adesso vengono inquadrate nel loro giusto significato. La Nord, triste leit motiv di queste ultime uscite disgraziate, si presenta con larghi vuoti, un po' come tutto il Meazza. I bergamaschi sono confinati lassù al terzo anello con un elicottero della Polizia di Stato che gli ronza sopra la testa. Vabbè. Si comincia un minuto di silenzio in ricordo di Ivan Ruggeri, storico presidente della Dea scomparso dopo una lunga malattia che l’aveva lasciato in stato vegetativo dal 2008. Bel gesto da parte di tutto lo stadio con un applauso sincero. Gli orobici con lo ricordano con diversi striscioni uno particolarmente bello ‘Siamo come Davide contro Golia’. Una frase che Ruggeri amava ripetere spesso in riferimento alla sua Atalanta che di soddisfazioni se ne è tolte e non poche.
La Nord intanto con la sua fanzine che gira tra le gradinate ricorda il grande successo personale incassato contro la Juve con quella coreo monstre di cui si parlerà ancora lungo. Esserci per i colori, indipendentemente dal risultato. E’ questo il motto che anima i frequentatori del secondo verde. Negli altri settori dello stadio a metà primo tempo si rumoreggia per l’ingresso di Riky Maravilla Alvarez che subito sbaglia un gol clamoroso. Potrebbe essere la fine per l’enigma argentino (giocatore di talento discontinuo o bidone?) e invece no. Riccardino sfodera una prestazione di livello assoluto. Alla fine è il migliore dei suoi. Doppietta al bacio e seconda rete con passo doble che manda per le terre il difensore atalantino. La Nord esplode anche per Tommaso Rocchi che sigla la sua rete numero cento e sblocca il risultato. La sensazione a mezzora dalla fine con i bergamaschi ammutoliti e la curva che intona l’intramontabile “F.C. Internazionale non ti lasceremo mai” è che ormai sia fatta. Una volta tanto che ci si può godere una vittoria. E invece no. Qui comincia un’altra partita. Gervasoni fischia una rigore assurdo che Denis segna e così riapre l’incontro. Nello stadio come in curva c’è una sensazione di assoluta impotenza. Nel giro di dieci minuti arriva il pareggio e poi al 34' minuto della ripresa il clamoroso sorpasso.
Lassù tra i ragazzi del secondo verde c’è costernazione unita a rabbia. Tanta per la sensazione, più che giustificata, che qualcuno continui a sparare sulla Croce Rossa. Non basta un’Inter rabberciata, forse la peggiore degli ultimi anni – come organico a conti fatti, avendo svenduto altri 4 top player come Julio Cesar, Lucio, Maicon e Snejer e avendo comperato molta, troppa, fuffa sicuramente indebolita – gli arbitri paiono divertirsi a non vedere quanto accade nell’area dove attaccano i nerazzurri. Così Rocchi è più volte affossato, Handanovic (sì proprio lui che sale per un disperato serrate finale) placcato e Schelotto steso con un cazzotto. Almeno nell’ultimo caso, Gervasoni non può far finta di nulla. E così arriva il rosso. Ma siamo al 91’ con la giacchetta nera che dà la miseria di 3 minuti di recupero per una partita del genere, tanto combattuta e spezzettata. Ma il bello deve ancora venire: Ranocchia da film horror e Schelotto in cerca di vendetta. Anche in curva davanti ad uno spettacolo del genere ci si capisce sempre di meno. Ecco perché, stavolta, sarebbe stata meglio anche la noia del Califfo.
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