Chiffi in campo, Di Paolo-Doveri al VAR e l'AIA con la sua promozione (secondo fonti della Gazzetta dello Sport) hanno recitato un ruolo indigesto per l'Inter e per gli interisti durante e dopo il derby pareggiato col Milan. Un boccone amarissimo da digerire, specie se l'ultimo di una lunga serie. Comprensibile lo sfogo, peraltro contenuto nei modi e nei toni, di Simone Inzaghi. Non altrettanto il silenzio di Beppe Marotta, che ieri non ha dato seguito alle legittime rimostranze del proprio tecnico.

Guai a lasciare solo Inzaghi. A questo povero Cristo già non gli si fa un mercato degno da anni, se per "degno" si intende un rafforzamento oggettivo della rosa con giocatori fatti e finiti. Non assecondarlo neppure quando parla di arbitri, dopo una lunga sequela di direzioni di gara imbarazzanti, sembra eccessivo, scorretto e pericoloso.

In casa Milan, Sergio Conceiçao fa il fenomeno: "Magari Simone pensava di trovare un Milan meno all'altezza e per questo ha parlato così". No caro Sergio. Inzaghi parla così perché è l'ennesimo arbitraggio scadente che condiziona una sua partita. L'elenco l'ha fatto lui: Milan in Supercoppa, Bologna, Empoli, Lecce e ancora il derby di domenica. Non solo i macro episodi da portare all'attenzione, ma tutta una serie di indirizzi nella gestione dei match che ha indispettito e non poco la squadra campione d'Italia.

Comprensibile, ripetiamo, lo sfogo di Inzaghi. Ma non deve essere l'allenatore ad affrontare certi temi. Si vive in questo calcio, si vive in questo mondo. Non si può pensare di attraversare un porcile senza sporcarsi almeno le scarpe di fango. L'Inter, da questo punto di vista, è manchevole da anni: serve una figura competente e credibile che rappresenti le istanze nerazzurre a livello di comunicazione, una delle componenti principali del calcio in Italia del 2025. Far finta che non sia così non cambia le cose, anzi le peggiora.

"Bisogna sempre accettare tutto", ha detto Marotta ieri ai cronisti che gli chiedevano conto delle polemiche arbitrali. No caro Beppe. Assolutamente no. L'Inter e gli interisti meritano di essere difesi all'interno di un sistema in cui altri, anche concorrenti diretti, parlano e sparlano per ottenere vantaggi in maniera subdola.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 04 febbraio 2025 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni
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