Non c'era proprio nulla da fare, quello Spalletti lì si dimostrava ancora una volta un cabrón.
Mario José Martinez digrignava i denti mentre assisteva al cambio Politano-Borja Valero: il cronometro sullo schermo segnava il minuto 58 e suo figlio era rimasto tutto il tempo ancorato a quella panchina.
Seduto di fianco a lui al tavolo 10 del 'Pub de los Cuervos' di Bahia Blanca, Gonzalo Estigarribia, l'amico di una vita di Martinez con cui condivideva la passione per il fútbol, gli diede una pacca leggera sul braccio e commentò con l'usuale punta di sarcasmo: "Vedrai che dopo la partita dirà che gli serviva più palleggio a centrocampo".
La cameriera arrivò al tavolo portando in un vassoio le due birre spillate e riprendendosi i bicchieroni già usati: "La solita cerveza bionda per il señor Martinez e l'altra scura per il señor Estigarribia".
"Muchas gracias, Linda", rispose meccanicamente Martinez che subito afferrò la sua bionda dandole un sorso e riportò immediatamente l'attenzione sulla partita.
"Perché ancora Perisic, perché?", domandava rassegnato Estigarribia. "Non vorranno mica convincere Modric facendogli credere che i croati all'Inter sono intoccabili?". Ma il volto scuro e concentratissimo del signor Martinez non dava segnali di reazione.
Alla tv la Juve ora affondava sulla sinistra con Cancelo: cross del terzino ripudiato in estate dall'Inter e impatto di testa di Attila Mandzukic in anticipo sull'ex bianconero Asamoah. Dentro il pub nessuno ebbe il coraggio di accennare il minimo "goal" eccezion fatta ovviamente per le urla del telecronista, solo qualcuno si girò di sfuggita in direzione del tavolo di Martinez, che era rimasto immobile a contemplare il replay.
"Guarda Handanovic", ruppe il silenzio Estigarribia, "anche stavolta gli hanno fatto lo scherzo della colla sui tacchetti...".
Dopo un paio di minuti Martinez finalmente si smosse e sbattè con tutta forza il palmo della mano sul tavolo facendo barcollare i bicchieri con le birre: "Por cagón te pasa, seguí así que se te va acabando la suerte!", sbraitò in direzione della tv con gli occhi che quasi gli uscivano dalle orbite.
Alcuni clienti non conoscendolo si voltarono sconcertati, ma vennero subito rassicurati da Estigarribia: "Fa sempre così", disse loro chinandosi e senza farsi udire dall'amico, "il dottore gli ha detto che a una certa ora deve sfogarsi...".
Martinez intanto continuava ad additare lo schermo e a proclamare formule all'indirizzo del colpevole, arrivando ad alzare ulteriormente il tono quando gli vide mettere in campo Keita al posto di Gagliardini. Qualche minuto dopo finalmente si calmò.
"Oh, entra Lautaro", rimarcò sollevato Estigarribia, mentre Martinez congiunse le mani: "Mucha fuerza figlio mio, fagli vedere di che pasta è fatto un vero Martinez".
Nel frattempo la cameriera Linda portò al tavolo altre due birre e di fretta si allontanò.
"Aspetta... Tira... No!", urlò sospirando Martinez mentre il primo tentativo da fuori di Lautaro si spegneva sul fondo.
"Colpa del terreno", faceva notare Estigarribia, "i campi italiani sono molto più difficili per gente tecnica come tuo figlio".
Il Derby d'Italia fra Juventus e Inter finiva agli archivi con l'1-0 per la formazione bianconera. Mario Martinez era rimasto immobile al suo posto mentre le immagini mostravano gli abbracci dei vincitori e l'uscita dal campo dei nerazzurri sconfitti.
"Andiamo Mario", lo scosse Estigarribia, "vedrai che quello lì non è del tutto scemo. Martedì sera è decisiva, per vincere servirà tuo figlio dal 1'".
Ma il señor Martinez aveva già ricominciato: "Por cagón te pasa, seguí así que...".

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Sezione: Il Calcio Parallelo / Data: Mar 11 dicembre 2018 alle 00:10
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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