Quanto sia già forte l’Inter della nuova stagione non è ancora plausibile delinearlo, quanta aspettativa ci sia invece è fin troppo evidente. Posto che desidererei essere l’Omero di un epos pedatorio, in un anno di grandi rivincite e di riscatto dell’orgoglio, diluito dagli ultimi quattro anni di insensato masochismo. Ora si tratta di ordinare i pezzi e capire quale base regga lo straordinario entusiasmo che anche gli avversari riconoscono e incoraggiano. Partiamo dalle certezze: l’Inter ad oggi ha preso tre difensori e un centrocampista: Miranda, Murillo e Montoya, giocatori di riconosciuto valore internazionale e Kondogbia, che ha un potenziale elevato, considerando anche la fisicità abbinata a un'importante attitudine alla leadership. Il fatto interessante è che si è a metà dell’opera. È previsto infatti l’innesto di un centrocampista centrale che risponde al profilo di Suarez (e di Felipe Melo che pare andare in dissolvenza per fortuna), due attaccanti esterni che rispondono al nome di Jovetic, Salah, Perisic, qualche giorno fa anche Cuadrado e ora anche Lavezzi. Infine un ultimo esterno, che poteva essere Zukanovic, ma l’affare è complicato con intrighi eccessivi per essere un buon laterale.

Inter quindi in attesa di altri tre giocatori, i quali le permetteranno di essere competitiva per andare in Champions league e funzionare come squadra senza limiti per i due obbiettivi stagionali. Palacio non parte più col problema alla caviglia della scorsa annata, Mancini si trova a poter gestire la squadra dal principio e allestendola secondo i suoi precetti. Inoltre Kovacic sarà parte integrante del progetto e non stupirebbe se, invece di acquistare un centrocampista, Mancini decidesse di affidargli le chiavi del gioco, ora che ha finalmente una squadra sensata in cui poter distribuire palloni. Handanovic alla fine resterà e tanti giocatori vogliono restare, ora che hanno realizzato quanto sia competitiva la squadra. Ma a inizio stagione, si guarda il quadro senza inibizioni e compostezza, i problemi eventuali appaiono sfuocati e tutto sembra risolvibile.

I dubbi sono attualmente legati al ruolo dell’esterno, alla figura di Hernanes e agli esuberi non facilmente smaltibili. Attualmente Nagatomo, Santon e persino Juan Jesus non sembrano avere intenzione di lasciare l’Inter e questo ha messo a disagio la dirigenza, al punto che Piero Ausilio ha fatto una dichiarazione di puro imbarazzo di fronte a giocatori che hanno rifiutato ogni destinazione. Così i calciatori col foglio di via si sono improvvisamente fermati creando un tappo alla campagna acquisti. Per intenderci, se Santon, Nagatomo, Guarin, Vidic, Shaqiri e Andreolli avessero accettato le destinazioni di Watford, Galatasaray, Stoke City, Sampdoria ecc… ora Mancini avrebbe la rosa quasi al completo.

A seguire c’è anche una valutazione di ordine tattico che riguarda Hernanes. Il brasiliano ha reso meglio nel ruolo di trequartista durante l’ultima parte del campionato scorso. Ora la squadra sta andando nella direzione di un albero di natale, due attaccanti esterni pronti a servire l’unica punta. Per questo mi chiedo in che ruolo inserirlo considerando che non si è mai parlato di cessione. Infine il rendimento della squadra. Quando si cambia così tanto i risultati e il gioco non sono automatici e questa piazza ai primi venti contrari si rivolta contro. Ho visto nella storia faraoniche campagne acquisti dell’Inter in cui la stampa blandiva la dirigenza e, incartandola per bene, le regalava l’attestato di regina del mercato. I tifosi si compiacevano e nessuno aveva dubbi. Un cadeau che veniva poi clamorosamente sbugiardato a favore di una nuova tesi che rivelava quanto fossero evidenti le crepe della squadra. Oggi l’Inter ha comprato e lo sta facendo ancora con modalità che suscitano indignazioni di puro puntiglio sussiegoso, ma se da una parte è chiaro quanto siano bravi i nuovi acquisti, dall’altra è evidente che nessuno sappia davvero quanto lo siano insieme. 

L’identità di una squadra che punta ad arrivare in alto non si compra e non è garantita. Aggiungo un ultima certezza: i Mancini sono meglio dei Mazzarri. Prima che qualcuno si irriti per aver colto un altro capitolo polemico sul dualismo a distanza tra i due ultimi tecnici nerazzurri, è meglio chiarire che l’intento del ragionamento non si basa esattamente su di loro ma su un assunto che dovrebbe valere da qui al futuro per ogni tecnico che siederà sulla panchina nerazzurra.

Per come la vedo a me piacerebbe vedere Roberto Mancini per molti anni all’Inter. E lo dico senza essere un fan dell’attuale allenatore. Pur piacendomi, gli preferisco almeno un paio di altri tecnici che non rivelerò nemmeno sotto tortura. Detto questo mi do al paradosso perché io penso che sia esattamente il tipo di allenatore che l’Inter dovrebbe sempre avere. Può darsi che rimarrà solo un anno e che questa avventura si riveli un fallimento ma il concetto di base è che una squadra ambiziosa e con un grande prestigio non può sperimentare allenatori, o prenderne qualcuno senza grande convinzione. 

Mancini è un personaggio che sta rivestendo un doppio, triplo ruolo: uomo di campo, manager e uomo mercato. Un vero front man che, se e quando non dovesse più esserci, ripresenterebbe il problema. I Mazzarri, i Ranieri, i Gasperini ecc. rimarranno bravi allenatori ma lontanissimi dall’idea e dalla cultura di questa società. È bene che la nuova Inter pensi al presente ma tenga d’occhio anche il passato per evitarsi un periodo tanto disgraziato come quello che forse stiamo finendo di trascorrere. 
Amala

Sezione: Editoriale / Data: Lun 13 luglio 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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