Che serata. Una serata da Inter, di quelle che difficilmente i tifosi dimenticheranno, di quelle ricche di sentimenti: serenità, preoccupazione, paura, entusiasmo, estasi, ansia, gioia sfrenata. Freddo, pioggia, vento, nulla ha potuto fermare la corsa dei nerazzurri in Europa, neanche il malizioso Harry Kane che ha azzerato in avvio di ripresa il vantaggio accumulato all'andata con il gol di Davide Frattesi, illudendo il Bayern Monaco di potersela giocare nelle migliori condizioni. 

Invece stavolta l'Inter non si è sciolta ma ha reagito con veemenza, la stessa con cui prima Lautaro poi Benji l'interista hanno scaraventato nella porta di Urbig i due palloni che hanno trasformato il Meazza in un catino, nel caos sfrenato che stava spingendo i padroni di casa addirittura verso la terza rete, con i tedeschi all'angolo come un boxeur suonato e pronto a gettare la spugna. 

Ma l'Inter e la banalità sono due rette parallele che mai si potranno incontrare e la rete casuale di Dier rende il finale una vera e propria scalata del Mortirolo: Kompany si gioca tutti gli assi offensivi che ha in panchina (quanta abbondanza...) e crea massa nell'area nerazzurra, rinunciando completamente a difendere. Inzaghi getta nella mischia forze fresche e chiede a tutti i suoi ragazzi di stringere i denti. Dopo 6 minuti di recupero e qualche palpitazione di cui si sarebbe fatto volentieri a meno, ecco il fischio finale di Vincic che spedisce i nerazzurri in semifinale di Champions League. 

L'estrema sintesi della serata arriva per bocca del capitano: "L'Inter ha due coglioni così". Ed è il complimento più gratificante che si possa fare a una squadra in cui la qualità di certo non fa difetto. È con questo carattere che si va avanti in Europa e in tutte le altre competizioni, un carattere di cui tutto il popolo nerazzurro al Meazza e da casa si è nutrito per 96 minuti intensi e non vede l'ora di riassaporare domenica di Pasqua a Bologna. Perché ora sarebbe troppo facile e ingenuo pensare all'eterna sfida contro il Barcellona nella semifinale di Champions, ma Inzaghi e la sua truppa non correranno mai questo rischio. 

La testa da oggi è già al Dall'Ara: Orsolini come Yamal, Dallinga come Lewandowski, Freuler come Pedri, Italiano come Flick. Ogni partita decide la stagione e l'input è recuperare energie psicofisiche dopo aver privato il Bayern della gioia di una finale tra le mura amiche. Mica pizza e fichi.

Godersi il momento moderatamente, perché come diceva Eduardo "gli esami non finiscono mai". E con questi attributi è più facile superarli. Siamo tra i Fab Four d'Europa, ma il lavoro non è ancora finito.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 17 aprile 2025 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
vedi letture
Print