Hic et nunc. Senza disquisire su temi filosofici, il ‘qui e l’ora’ diventa il concetto di primaria importanza in casa Inter dopo la sosta. Negli scorsi giorni, la geografia delle Nazionali ha sparpagliato in giro per il mondo nove nerazzurri, un numero esiguo rispetto alla media perché la densità di popolazione più alta è stata registrata ad Appiano Gentile, in particolare nella sua infermiera. Dalla quale continuano a entrare e uscire giocatori senza soluzione di continuità: ieri, dopo un mesetto ai box, ha preso le distanze dal lettino delle cure Matteo Darmian che, assieme all’altro lugodegente Federico Dimarco, è tornato a lavorare in gruppo; un gruppo che, già da domani è pronto a riaccogliere, anche se solo parzialmente, Nicola Zalewski e Stefan de Vrij. Tutti completamente focalizzati sull’Udinese, ciò che rappresenta il famoso presente di cui sopra senza i pericolosi voli pindarici del Triplete o dell’ancor più lontano Mondiale per Club.

E’ normale viaggiare con la fantasia quando il tempo si ferma per via di una pausa: così, anche Simone Inzaghi, che dalla notte della vittoria di platino a Bergamo sta pensando solo alla prossima gara in calendario, è stato obbligato a volgere il suo sguardo al passato all’atto della consegna della 'Panchina d’Oro', l’ennesimo riconoscimento per la storica stagione culminata con la conquista dello scudetto della seconda stella. Quello stesso passato impone grosse responsabilità nel futuro, non bastasse il fatto di essere in corsa su tre fronti. Anzi, quattro perché questa annata senza fine proporrà anche un’appendice negli Stati Uniti. Un impegno extra che, a occhio, vale più soldi che prestigio: in attesa di capire con che modalità le 32 partecipanti si batteranno per contendersi lo scettro di formazione più forte del pianeta, quel che è certo è che la FIFA ha fatto sapere in via ufficiale che riempirà d’oro i club con un montepremi da 1 miliardo di dollari che non ha precedenti nella storia del calcio per quanto riguarda i tornei brevi. Chi metterà le mani sul trofeo griffato Tiffany si intascherà anche la bellezza di 125 milioni di dollari. Una cifra non molto distante da quella che incasseranno i vincitori della Champions League, competizione che però prevede un percorso decisamente più lungo e tortuoso. Già, la Champions, l’obiettivo sportivo che mette in ombra tutti gli altri nella visione dei tifosi ma anche dei giocatori. Soprattutto una volta raggiunti i quarti di finale, il confine prima del quale è lecito che l’immaginazione dipinga scenari di gloria, anche se l’ostacolo per i campioni d’Italia si chiama Bayern Monaco. Il quale, oltre a evocare ricordi dolci negli ultimi due precedenti, nelle scorse ore si è scoperto più vulnerabile per le perdite di Dayot Upamecano e Alphonso Davies, vittime del cosiddetto virus FIFA perché si sono fatti male lontano dai loro club. Un guaio scongiurato da Lautaro Martinez che, nella peggiore delle ipotesi, perderà le prossime 2-3 partite. Non la prima resa dei conti con i bavaresi all’Allianz Arena, uno dei tanti crocevia del mese di aprile che deciderà che strada prenderà l’Inter fino a luglio. Non esistono scorciatoie, ogni partita è importante perché ha un impatto sulla successiva. E’ la regola di Inzaghi, dell’hic et nunc: l’unico modo per costruire il futuro è tenere sotto controllo ciò che sta per succedere, senza nessuna ossessione. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 27 marzo 2025 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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