Davide Frattesi come Goran Pandev. Solo che era vivo e lucido nel 2011 può capire cosa significhi festeggiare un gol allo scadere in casa del Bayern Monaco. Certo, 14 anni fa quel sinistro sotto la traversa del macedone fu l'apice di una serata per cuori non forti, di più che valse la qualificazione ai quarti di finale di Champions League l'anno dopo del Triplete. Stavolta l'Inter ai quarti c'è già e con la zampata last minute di core de Roma porta a Milano un piccolo ma significativo vantaggio in vista del ritorno tra 7 giorni, davanti al popolo nerazzurro.
Che serata all'Allianz Arena, dove il Bayern non perdeva nella massima competizione europea da ben 4 anni e 22 partite consecutive. Ma Simone Inzaghi era stato quello che aveva spezzato anche la striscia pluriennale ad Anfield del Liverpool, con una vittoria purtroppo inutile ai fini della qualificazione. Non è un caso se c'è chi lo chiama 'Demone'. Adesso non ci è ancora permesso sapere se il 2-1 di poche ore fa varrà il pass per le semifinali, intanto regala al popolo interista una notte memorabile, di quelle europee che fanno tanto bene all'autostima e che, in fin dei conti, mantiene ancora l'Inter in corsa per tutti i suoi obiettivi. Riassumendo: il primo tempo è andato, ora ce n'è un secondo da oltre 90 minuti.
L'atteggiamento dei nerazzurri è stato quello giusto fin dall'inizio. Lasciare il pallino del gioco ai padroni di casa non era sintomo di sottomissione, ma di strategia conservativa. Persino i sassi intorno all'impianto, bellissimo, di Monaco di Baviera sapevano che gli uomini di Vincent Kompany avrebbero provato a imporre da subito la propria legge, impedirglielo senza forzare la mano sarebbe stata la scelta giusta. Con il trascorrere dei minuti, poi, gli ospiti hanno fiutato gli squilibri tattici del Bayern, mascherati da una forte pressione sin dentro l'area di Yann Sommer. La sensazione è che sarebbe stato sufficiente assecondare l'inserimento giusto per andare in porta. E sì che di opportunità, concrete o potenziali, i Campioni d'Italia ne hanno create salvo poi sprecare tutto sul più bello. Niente di nuovo sotto il sole. Non è una novità neanche il modo in cui nasce e si sviluppa la rete del vantaggio: Alessandro Bastoni (monumentale) avvia, Carlos Augusto la mette in area in stile Federico Dimarco, Marcus Thuram l'agevola di tacco per Lautaro Martinez e il Toro, con un esterno destro delicato e al contempo duro, fa esultare i 5 mila tifosi vestiti con i colori del cielo e della notte. La grande bellezza.
A questo punto ci si aspetta, dolorosamente, l'abituale crollo dell'Inter nella ripresa. Invece quei buontemponi iniziano con lo spirito giusto, sfiorando persino il raddoppio in un paio di occasioni e spaventando ulteriormente il Bayern. Ma è un bluff, perché dopo poco più di 10 minuti arriva il crollo energetico, come una metropoli travolta da un improvviso blackout. I nerazzurri si rintanano nella propria trequarti, la ThuLa non ne ha davvero più e non fa salire la squadra, i tedeschi avanzano compatti come un esercito con cattive intenzioni. Dietro Francesco Acerbi e compagni fanno quello che possono, però la sensazione è che basti un minimo svarione per farsi riprendere. Sensazione confermata dal buco a destra che permette a Konrad Laimer di crossare un pallone velenoso che Thomas Muller, fresco di ingresso tra l'entusiasmo del pubblico pagante, sbatte dentro come nella più gioiosa delle favole.
Ma la favola stavolta non parla tedesco, bensì con un accento evidentemente romanesco: nella piùclassica delle botte di vita che ti risveglia dal torpore, l'Inter ha la lucidità di costruire dal basso un'azione offensiva invece che arrendersi alla tentazione di far correre il cronometro congelando il pallone. Ne nasce una verticalizzazione eccezionale che scatena le residue energie di Carlos Augusto e restituisce il sorriso a Frattesi, in un periodo di grande tristezza personale. Un gol decisivo al Bayern magari non basta, ma può essere assai terapeutico nell'elaborazione del dolore.
Adesso si ricomincia con la conta dei feriti e con i bollettini medici in vista di sabato prossimo, quando al Meazza arriverà il Cagliari. Inutile sottolineare come ogni partita da qui a fine stagione sarà decisiva e quindi non si potrà sbagliare nulla, seppur in un contesto di grande difficoltà fisica e atletica. Ma questi ragazzi hanno dimostrato di non conoscere il significato della parola 'resa' e di saper gettare il classico cuore oltre l'ostacolo. Per questo vanno sostenuti a prescindere da come andrà a finire la stagione. Per serate come queste.
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