Chi protesta in modo violento in campo, chi ne dice di ogni davanti alle tv e chi prova a mettere in piedi la recita trita e ritrita delle polemiche ad hoc per scaricare la responsabilità e togliersi il peso. E poi c'è lui, Simone Inzaghi, un signore dentro e fuori dal campo. Magari in campo talvolta un po' meno, perché la protesta scappa a tutti. Ma l'isteria e la cafonaggine no, quelle proprio non si vedono da queste parti. E non tutti possono dire altrettanto.

Gasperini era reduce da due turni di stop per squalifica e notoriamente è uno che in campo litiga un po' con tutti, arbitri e colleghi (storico il battibecco con il compianto Mihajlovic in tempo di porte chiuse per Covid...). Thiago Motta è un altro che da sempre si presenta a muso duro a bordo campo e che non risparmia punture velenose nemmeno durante le interviste: non stupisca il rosso col Bologna e tutta una serie di atteggiamenti ai limiti dell'arroganza. Sul carro dei esagitati è salito ultimamente anche Fonseca, totalmente fuori controllo a Bergamo dopo aver ampiamente dato segnali preoccupanti in tal senso già negli ultimi mesi. E che dire di Conte e del suo ammuffito e puerile tentativo di imitare l'Allegri stagione 2023/24?

Gli interisti, dunque, si godano uno come Inzaghi, capace di restare serafico in qualsiasi tipo di situazione, anche la più scomoda, e chiedere pubblicamente scusa per quegli eccessi di adrenalina quando la palla rotola sul tappeto verde. Il tecnico dell'Inter, rispetto ai tempi laziali, ha compiuto un salto enorme a livello di qualità, anche sotto questo profilo. E ha imparato pure a non raccogliere le provocazioni di colleghi poco rispettosi e con mentalità parecchio retrograda. Pensiamo che non sia un caso se la sua Inter, in campo, rispecchi l'attitudine della guida in panchina: gioco moderno, efficace e pure bello stilisticamente. Non banale. Non scontato. Ognuno col suo stile.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 10 dicembre 2024 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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