"Non voglio che vai via", ha continuato a ripetere una tifosa dell'Inter a Davide Frattesi tra un singhio e una lacrima mentre si avvinghiava al centrocampista nerazzurro, intercettato alla stazione di Rho Fiera, dove la squadra di Simone Inzaghi ha preso il treno con direzione Venezia. Immagini che hanno fatto il giro d'Italia, commuovendo i cuori più sentimentali che con la giovane tifosa condividono lo stato d'animo di tristezza maniavantista di chi, tra i vari rumors dei giorni scorsi, ha già fiutato l'addio come inevitabile epilogo. Tutte le strade portano a Roma (o, in questo caso, a Napoli), metaforicamente e non, e che sia Roma o un'altra città, la solfa non cambia: la permanenza di Frattesi in nerazzurro sembra più che semplicemente complicata. Se non del tutto impossibile, di sicuro compromessa. Oggi più che mai. E il riferimento temporale non è casuale.

Se fino a ieri le vicende che riguardano il futuro del 16 nerazzurro vedevano come protagonisti i discorsi intavolati tra club e l'agente, oggi la palla passa inevitabilmente sul piede di Davide che, dopo il vociferato confronto con l'allenatore che gli avrebbe ribadito le attuali gerarchie, si è ritrovato a calciare un pesante rigore finito con lo schiantarsi all'incrocio dei pali. Preparazione d'esecuzione impeccabile, peccato l'esecuzione in sé; e se nell'abbraccio alla rattristata tifosa c'era un non so che di tenero che sulle prime aveva aperto uno spiraglio di speranza nel cuore dei nerazzurri desiderosi della sua permanenza, le parole sussurrate all'orecchio della giovane e lacrimante ragazza più che un rigore sbagliato sembrano un vero e proprio autogol: "Non parlare che ci sono le telecamere". Cosa vorrebbe dire la suddetta frase? Perché Frattesi, che la tifosa la conosceva perché sua affezionata supporters e titolare di una fan page in suo onore, temeva che potesse dire qualcosa di troppo? E cosa poteva essere questo 'troppo'? Non è dato sapere, ma è dato supporre e qualcosa fa supporre che quel qualcosa sarebbe potuto risultare scomodo in un momento in cui di certo non c'è nulla e da perdere c'è tutto. 

Il sornione sorriso del Davide di Rho sembra allontanarlo anni luce dal 'Tractor' di Inzaghi, uomo dall'urlo più iconico dello scudetto, che l'Inter aveva avuto il piacere di conoscere e godersi e di cui i tifosi del Biscione si erano innamorati. Il gol e l'esultanza al derby, il gol col Verona, la fame e il sangue agli occhi ogni qualvolta scendeva in campo sembrano essere stati eclissati in un batter d'occhio con la sfortunata serata di Riad e i successivi rumors di mercato che trovano triste conferma nella disarmante spontaneità del Fratto, finita col rivelarsi arma a doppio taglio in un pomeriggio che potrebbe aver messo il punto nella storia d'amore che lega il centrocampista romano alla Beneamata. "Si sa che la gente dà buoni consigli, sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio" cantava De André (che omaggiamo in occasione del 26esimo anniversario dalla sua morte) in Bocca di rosa, e come De André ragionevolmente insegna sono talvolta proprio i cattivi consigli a gettar zizzania laddove discordia non sembra esserci. Ma tant'è! E qualunque sia il luogo di provenienza del mal di pancia di Frattesi per via dell'impiego eccessivamente esiguo, il punto è ciò che resta di ciò che è attualmente concesso vedere dall'esterno e allora sì, avrà davvero avuto ragione chi in questa storia che sembra una favola al contrario vuole recitare di chi, giustamente vuole tenere i fili del discorso, perché l’Inter allora, come oggi, con Conte come con Inzaghi, era ed è not for everyone

Sezione: Editoriale / Data: Dom 12 gennaio 2025 alle 00:00
Autore: Egle Patanè
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