Per rovesciare il fronte dei menagrami sull'Inter - di quelli misurabili col parametro sfuso 'un gol subìto al kg'... - l'utenza nerazzurra votata all'ottimismo è convinta che basti davvero un nonnulla. Dunque - per dirla con Giobbe Covatta - riesumando un datato slogan proprio del comico partenopeo: "Basta poco, che ce vo'!" Tipo agitare un cicinin lo shake del campionato con dentro almeno un paio di partite di Napoli ed Inter per ottenerne una classifica con le 2 battistrada invertite. Si prendano, per esempio, gli esiti rocamboleschi di Genoa-Inter e Napoli-Parma. Se non fosse stato per la dabbenaggine al 93° di Bisseck a Marassi e per la jella conclamata dei ducali al Maradona - ridotti a mettere in porta un giocatore di movimento al posto del portiere espulso, con i cambi tutti esauriti ed in vantaggio 0-1 fino a 13 minuti dalla fine, corposo recupero compreso (14') - l'outlook nerazzurro apparirebbe ben più confortante di quanto non si voglia far credere. Ancor prima della ripresa della Serie A dopo la 2a pausa stagionale per le nazionali. E senza aver consultato preventivamente certi alacri broker di fede nerazzurra. Ho scritto alacri, non aruspici... Infatti, si riuscirebbe mai ad immaginare quegli intermediari della finanza intenti - proprio negli ampi saloni della Borsa Valori a Milano - a vivisezionare interiora e viscere animali per decrittarne il futuro della Beneamata? Andiamo, su: sarebbe un rito ancestrale che poco si confá alla sobrietà del prestigioso palazzo Mezzanotte...
Dunque, con l'ipotetico "ripristino" della vittoria nerazzurra contro il Grifone ed il pareggio o la sconfitta dei partenopei di fronte agli emiliani, l'Inter sarebbe avanti sul Napoli di 2 o 3 punti. Con questo non si vuole certo cedere al fascino irresistibile della corposa aneddotica sui 'se' e sui 'ma', ma nemmeno continuare a sorbirsi le nenie delle préfiche nerazzurre di ogni ordine e grado - altrimenti dette intertristi - che guardano sempre e solo il bicchiere mezzo vuoto. Facendo poi finta di non ascoltare le loro sofferenze circa il fatto che i 2 pareggi esterni dell'Inter in campionato siano stati ottenuti proprio in casa di 2 squadre che ora occupano, rispettivamente, la terzultima e la penultima posizione della classifica: Genoa e Monza. "C'est une honte nationale" saranno forse arrivati a sbottare - schifati (e "traditi"...) - certi specifici intertristi transalpini. Saranno magari quelli dell'ex Savoia nizzarda, almeno che non si tratti proprio di inca**osi discendenti corsi del Bonaparte che fu. Sempre scontenti certi isolani del Nord - in particolare gli ajaccini - forse perché invidiosi dell'autonomia regionale di quelli delle isole del Centro (i Sardi) e del Sud (i Siciliani) del mar Tirreno...
Spostandosi ora su vicende di sponde più "continentali", nel precedente fine settimana era montata la forte curiosità - da parte di tanti osservatori - di saperne un po' di più dell'andazzo in casa milanista. Giusto per verificare se i rossoneri, a Firenze, sarebbero riusciti a mettere di nuovo a frutto - come già successo nel derby milanese - un vantaggio che il calendario disomogeneo imposto dalle Coppe europee UEFA aveva gentilmente omaggiato loro, senza peraltro averlo richiesto: ossia un riposo compensativo più lungo rispetto ai rivali di turno. Identico beneficio, guarda caso, di cui godranno i bianconeri di Torino "giusto" nella settimana di coppe che introduce all'atteso derby d'Italia del 27 ottobre. Quindi con una potenziale ricaduta negativa sulle sorti nerazzurre...
Solo che i dirimpettai, a Firenze, hanno deciso di andare contro la logica sfidando pure gli algoritmi. Stavolta buttando a mare - e ci si chiede come ca**o sia potuto succedere trovandosi loro a giocare solo in riva all'Arno... - due ghiotte opportunità che calendario e sviluppo della sfida ai viola avevano procurato. In primis, il vantaggio di giocare a Firenze con ben 2 giorni di riposo fruiti in più rispetto alla squadra di Palladino (col Milan in campo martedì 1° ottobre a Leverkusen e la Viola impegnata a domicilio in Conference solo giovedì 3). Ed in secundis 2 rigori buttati al macero per le ire del tecnico Fonseca in panchina - basito, spiritato e con i capelli financo scompigliati... - costretto a somatizzare il 2° ammutinamento di squadra dopo il cooling break della discordia andato in mondovisione sul prato dell'Olimpico di Roma quasi 1 mese e mezzo fa. Questa volta la ciurma rossonera aveva disatteso l'ordine del comandante portoghese di far battere i 2 rigori a Pulisic anziché, improvvidamente, a Theo Hernandez ed Abraham. Col risultato che il bastimento rossonero è tornato in balìa delle onde in mezzo ad una tempesta che la (diversamente accentata) bàlia scandinava avrebbe dovuto saper prevenire, se non aiutare a governare. Della serie: non ci sono più i fidati navigatori vikinghi di una volta. Ed anche il "collega" portoghese Magellano potrà continuare a riposare serenamente, non dovendo proprio temere emuli contemporanei e men che meno connazionali...
Chiuso l'angolo "godereccio" con gli scafi altrui, non si può non citare l'altro aspetto della navigazione - di tutt'altro tenore interista - evocando certi contenuti dell'ultima edizione di Pressing del 6 ottobre. Ebbene, nel corso della trasmissione sportiva l'ormai "martire" nerazzurro Fabrizio Biasin - come gli succede quasi ad ogni puntata - è stato prima vergognosamente non coinvolto nel dibattito in studio per tutta la prima ora abbondante di diretta per poi essere blandito più volte ed obbligato a fare scena muta, di fatto, fino all'una di notte. Per esternare poi - quando finalmente chiamato in causa - una fin troppo signorile rimostranza fatta col sorriso: "Intanto vorrei dire la mia sui precedenti 27 casi da moviola trattati... Eviterò!" Sorrisi compiaciuti in studio della coppia di conduttori. "E te credo" (cit). Avevano appena evitato di essere sfanc**ati in diretta per la loro trascuratezza verso quell'ospite di fede nerazzurra... Di fatto si è trattato di uno spazio temporale circoscritto ad appena 6/7 minuti complessivi di orologio, il minimo sindacale concesso al giornalista per fargli dipanare la matassa nerazzurra. Ché così è stato infatti presentato - con tanto di focus dedicato - l'andamento in casa Inter: solo disattenzioni difensive e (scudetto) distintivo!
Al riguardo - con incomparabili fiducia e pazienza - certi telespettatori di fede nerazzurra più "nostalgici" continueranno a sognare un Biasin ca**uto come non mai, dunque in modalità Marco Pannella come in un episodio televisivo del lontano 1978... Allorquando il noto politico era apparso completamente imbavagliato davanti alle telecamere della RAI durante una famosa tribuna politica. Il significato era più che esplicito. Ecco perché ci si chiede se il paladino nerazzurro - nonché caporedattore sport di "Libero" - riuscirà mai a manifestare, anche solo una tantum, lo stesso "coraggio" dimostrato all'epoca dallo scomparso leader radicale. Si resta altresì convinti che una siffatta protesta silenziosa attuata dall'eventuale "Pietro Micca" interista farebbe molto rumore negli HQ di Cologno, fino a far sobbalzare sulla poltrona, all'unisono, i fratelli Marina e Piersilvio. Forse ancora più della minacciata tassa sugli extraprofitti bancari: l'allusione alla compartecipazione di Fininvest al 30% di Banca Mediolanum è puramente voluta...
Ma il clou della precedente nottata domenicale targata Canale 5 doveva ancora venire con le pagelle naif di Franco Piantanida. E nel crescendo rossiniano di voti quasi tutti strapremianti attribuiti a giocatori non conosciutissimi o assegnati anche solo per "normali" gesti tecnici - come nel caso del laziale Nuno Tavares (7,5), dell'udinese Zemura (8) o dell'atalantino Ederson (8) - ci si immaginava, ingenuamente, che alla tripletta da hat-trick di Marcus Thuram fosse riservato il podio col massimo dei voti di giornata. Ed invece è stata consumata l'omissione televisiva più vergognosa e più professionalmente dequalificante per quel programma: Marcus, questo sconosciuto! Nemmeno il gesto tecnico del francese sul suo primo gol di testa è stato meritevole di una qualche citazione: uno stacco a dir poco imperioso che, al confronto, tal Hateley avrebbe dovuto dotarsi di una scaletta domestica a 2 gradini (pardon, a 3 "Pioli"...) per riuscire ad emularlo in fatto di elevazione da terra. Lo scrivente, allora, non si stancherà mai di ribadirlo: a certi "prodotti" indigeribili di Cologno Monzese (MI) rimangono di gran lunga preferibili - da buon nordestino - quelli, ad esempio, di Cologna Veneta (VR): tipo il suo rinomato mandorlato...
Se poi si aggiunge - come se la misura non fosse già colma - che in un'edizione del TG di Sportmediaset successiva all'ultimo derby milanese i laudatores rossoneri, spacciandosi per giornalisti, si erano dichiarati subito propensi ad elevare come loro nuova immagine iconografica della stracittadina il colpo di testa vincente di Gabbia - a mo' di aggiornamento di quello di Mark Hateley - si capisce bene e presto l'antifona. Compresa quella che nei media - in vista di Roma-Inter del 20 ottobre - ha già dato impulso alla propaganda rigoristica compensativa dopo il penalty negato ai giallorossi a Monza. Ed allora, tanto per mettere i puntini sulle "i" - a prescindere dalle statistiche che si rintracciano in rete sull'argomento rigori, strapiene di marchiane inesattezze - vale la pena formulare una doverosa precisazione. Ossia che i nerazzurri, al momento, sono l'unica squadra blasonata d'alta classifica ad avere un SALDO RIGORI NEGATIVO (-1), per effetto di 1 solo penalty a favore e di 2 contro. Solo l'Udinese sta messa peggio con -2. Primeggia, invece, l'Atalanta con +4, poi Milan a +3, Juve a +2 e Fiorentina a +1; chiudono Napoli, Lazio e Roma a 0. Sì, insomma: i nerazzurri avrebbero, finora, già dato. Grazie!
Orlando Pan
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