Nella giornata di ieri, sono tornati ad allenarsi dopo le vacanze gli italiani Alessandro Bastoni, Matteo Darmian, Nicolò Barella, Davide Frattesi e Federico Dimarco. Membri del famoso ‘blocco Inter’ che, circa un mese fa, in un pomeriggio berlinese, da vanto del ct Luciano Spalletti sono diventati il capro espiatorio preferito per giustificare un Europeo a dir poco scadente della nostra Nazionale. Nel tragitto verso la Germania, per la cronaca, si era perso Francesco Acerbi, l’altro Internazionale che in Germania probabilmente avrebbe dato un senso diverso alle idee tattiche del selezionatore, il quale non ha avuto la capacità di far fronte, vista la brevità del torneo, all’imprevisto occorso a quello che sarebbe stato il perno della sua difesa.

Complice il forfait di un sicuro titolare, l’ex tecnico del Napoli ha deciso di giocarsela con una linea a quattro elementi dietro, con la conseguenza di depotenziare singolarmente i cinque freschi campioni d’Italia, maestri del 3-5-2 di stampo inzaghiano. Un modulo difficile da replicare a livello di club, figuriamoci in una Selezione che mette insieme interpreti abituati a sistemi diversi che devono trovare l’amalgama in poco tempo. Quando si parla di blocco, quindi, sarebbe bene intendersi sulla definizione che gli si vuole dare in ambito calcistico: non è tanto il numero di giocatori che un club presta alla Nazionale, quanto la possibilità di travasare così come è un intero reparto. Sarebbe stato più pertinente parlare di ‘blocco Inter’, ad esempio, se davanti a Gigio Donnarumma, Spalletti avesse schierato il trio Darmian-Acerbi-Bastoni, con Federico Dimarco utilizzato da quinto, Nicolò Barella libero di agire da mezzala e Davide Frattesi scheggia impazzita dalla panchina. Non è andata propriamente così, anzi. Nella partita decisiva, l'ottavo di finale contro la Svizzera, ad esempio, Darmian è stato impiegato da terzino sinistro, posizione già ricoperta in carriera, data la sua duttilità, ma non proprio quella a lui più congeniale. Oltre ad avere bisogno di un tocco in più per portarsi la palla sul piede forte in fase di costruzione, l'ex United ha mostrato di non essere più abituato a quel ruolo anche nelle letture difensive (sul fuorigioco individuale fatto scattare al 24’ da Mancini, si attarda a salire e tiene in posizione regolare Embolo). Uno di quegli errori di comunicazione che vengono commessi perché i giocatori vengono schierati fuori contesto. Cambiando i principi di gioco e i riferimenti in campo, non è inusuale osservare uno scadimento delle prestazioni di elementi che poche settimane prima erano ingranaggi di un sistema perfetto.

Quanto agli altri, dopo una bella partenza, Barella, uno dei più forti in valore assoluto del gruppo italiano, si è perso via via nel torneo. Dimarco non è stato neanche il lontano parente del ‘quinto’ capace di guadagnarsi un posto nella miglior squadra della Champions 2022-23. Frattesi è partito titolare, poi si è accomodato in panchina perdendo la magia dell’uomo che entra e segna. Alessandro Bastoni è quello ha nascosto meglio di tutti la forzatura di Spalletti, che lo ha messo sul centrodestra annullandone le sue doti in costruzione, affidate, almeno fino all’ultima partita del girone, a Riccardo Calafiori.

Situazioni che dovrebbero far riflettere chi si ostina a pensare al calcio come a una formula matematica, soprattutto d’estate. ‘L’Inter con Zielinski e Taremi è più forte della passata stagione’, si sente dire un giorno sì e l’altro pure. L’opposto di ciò che si diceva un anno fa, proprio ragionando per sottrazione dopo le perdite dei vari big. Il football come un’equazione può esistere solo su carta, prima o poi il gong del mercato suonerà, dopodiché irromperà il giudice supremo rappresentato dal campo di gioco. Intanto, però, si continua a non parlare del vero ‘blocco Inter’, l'identità di gioco che Inzaghi ha saputo dare alle squadre nelle tre stagioni milanesi, adattando le sue idee ai giocatori a sua disposizione. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 25 luglio 2024 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
vedi letture
Print