Il tifo è spesso passionale e irrazionale. Ma non possiamo giustificare tutto. Nelle ultime ore, ne abbiamo sentite tante. Troppe, di potrebbe dire, su Hakan Calhanoglu

C'è chi ha messo in dubbio il legame del centrocampista con l'Inter e che ne ha messo in dubbio la professionalità. Un po' come accaduto con Lautaro Martinez. Ma è sempre il solito discorso che torna d'attualità quando arriva la sosta per le nazionali. Il tifoso fa l'egoista, l'ottuso e non vede altro che la propria squadra del cuore. Normale? Forse. Certamente non è corretto. E nemmeno utile.

Stasera, contro il Montenegro, Calha non scenderà in campo. L'ha detto lui stesso ieri nella conferenza stampa pre-partita, alla quale ha partecipato nelle vesti di capitano: "Purtroppo l'infortunio di ottobre è tornato a farsi sentire e domani non giocherò, ma dico grazie all'Inter e al presidente Marotta che mi hanno concesso di restare comunque qui con i miei compagni". Del tutto comprensibile la voglia di Hakan di rimanere a fare da guida al gruppo di Montella. Comprensibile, addirittura doveroso. E aggiungeremmo pure sacrosanto. Calha è il capitano della Turchia, si sente ovviamente responsabile per una partita che potrebbe significare la promozione e, dunque, che resti lì appare la scelta più condivisibile del mondo.

Anche perché lo stop non è grave, lui stesso ha confessato di sperare di essere regolarmente a disposizione dell'Inter già per il match di Verona e il suo rientro anticipato a Milano non cambierebbe assolutamente nulla in termini di tempistica nel recupero. Una polemica sterile, come tante di quest'ultimo periodo. L'importante è che precauzionalmente non scenderà in campo stasera, il resto è fuffa. Anzi: avere in rosa giocatori leali come il turco o come Lautaro deve essere un vanto per l'Inter. E si spiega anche così lo spogliatoio sano che si è creato in questi ultimi anni ad Appiano e che tante soddisfazioni sta portando a chi tifa nerazzurro.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 19 novembre 2024 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni
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