Alla Befana, l'Inter ha perso il derby d'Arabia che ha consegnato la Supercoppa italiana al Milan. Nove mesi fa, l'Inter ha vinto il derby giocato a San Siro, per tre quarti vestito di rossonero, conquistando il ventesimo scudetto, quello della seconda stella nerazzurra. Era la sesta stracittadina consecutiva vinta dall'Inter. C'è stata rivincita in quel di Riad? No. Lo sanno anche loro che ora, giustamente, festeggiano ballando e fumandosi il sigaro.
Detto questo, la sconfitta del 6 gennaio fa male. Non tanto perché i nerazzurri non abbiano alzato al cielo la quarta Supercoppa dell'era Inzaghi, ma perché la Beneamata ha perso un altro derby dopo quello di settembre in campionato e perché le modalità che hanno partorito il nuovo ko devono fare riflettere e molto, società, allenatore e squadra. Con l'Inter in vantaggio per 2-0, molti hanno sottolineato come il Milan abbia dimostrato di avere improvvisamente più fame dei rivali di sempre. Tesi che non mi trova d'accordo. Sul 2-2 i rossoneri erano rintanati davanti alla propria area felici di aver compiuto, con merito, la rimonta che avrebbe portato ai rigori. L'Inter era all'assalto, divorandosi nella stessa azione, a tre minuti dalla fine, il gol vittoria prima con Frattesi e poi con Dumfries, complice anche la bravura del portiere rossonero Maignan. La rete di Abraham in pieno recupero non è figlia di più fame rispetto all'avversario, ma di due giocate da campioni di Pulisic e Leao, con il portoghese che serve all'inglese un cioccolatino da scartare senza nessuna difficoltà.
In casa Inter, interrogarsi sul perché una squadra che aveva la vittoria in tasca, abbia permesso il ribaltone che, a mio avviso, ha avuto radici tecniche e non caratteriali. La partita l'ha spaccata l'ingresso di Rafa Leao e l'Inter non ha avuto la capacità tattica e tecnica di arginare un giocatore che quando sta bene, soprattutto di testa, entra nelle retroguardie avversarie come la lama nel burro. E l'ingresso di Leao ha ringalluzzito il compagno di merende Theo Hernandez. I due hanno dato l'ultimo saluto al signor Fonseca, facendo il bello e il cattivo tempo sul binario sinistro del campo. L'Inter ha purtroppo sofferto oltre modo il nuovo scenario, cedendo nel finale come il pugile che cade per ko nonostante ai punti avesse fatto più dell'avversario.
I soliti leoni da tastiera hanno iniziato ad attaccare Simone Inzaghi, reo, secondo le loro grandi conoscenze calcistiche, di non aver cambiato modulo, di non aver protetto la squadra, etc etc etc. La realtà dice che l'Inter, con Simone Inzaghi alla guida, nel 2024 e a inizio 2025 ha giocato ventisei partite. Ne ha vinte diciotto, ne ha pareggiate cinque e ne ha perse tre. Punto. Ma la realtà dice anche che la carta di identità di alcuni pilastri, soprattutto in difesa, inizi a pesare e in questa stagione anche l'Inter sta pagando lo scotto di alcuni infortuni che invece non si erano palesati nella stagione che ha regalato la seconda stella.
Per i nerazzurri domenica sarà di nuovo campionato con la trasferta di Venezia, dove l'Inter tornerà a giocare di domenica alle 15 dopo ben quattro anni. In laguna da terzi in classifica, distaccati di quattro punti dal Napoli, ma con due partite da recuperare e quindi l'Inter può virtualmente considerarsi capolista, nonostante qualcuno si affanni a trovare improvvisi problemi per i Campioni d'Italia. Qualche problema indubbiamente esiste, dentro e fuori dal campo, ma i più sono fisiologici per una squadra chiamata a vincere ogni volta che scenda in campo. A Venezia, contro una squadra che lotta per salvarsi e che non perde in casa da tre gare, l'Inter ha la grande chance di tornare a fare quello che sa fare meglio: vincere, giocando anche un gran calcio, grazie alle idee del suo allenatore. Lautaro e Thuram torneranno a far coppia, con un Taremi che nel derby arabo ha dimostrato di poter essere anche lui letale davanti alla porta.
Poi, tour de force che comprende anche la Champions e il derby di ritorno il 2 febbraio. Data utile per riportare la Chiesa al centro del villaggio e per ricordare che comunque, dopo le 22.43 del 22 aprile 2024, non c'è rivincita.
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