Il pari di Monza è stato digerito a fatica dai protagonisti nerazzurri e, forse, ancor meno dai tifosi. Ci eravamo lasciati con un'Inter straripante, copia carbone di quella vista lo scorso anno. Devastante dimostrazione di forza contro la temibile Atalanta. Invece, dopo la sosta, riecco una squadra floscia, lenta, prevedibile e che ha rischiato addirittura di perdere all'U-Power Stadium. Ecco: se c'è un dato realmente positivo dalla vicina trasferta è senza dubbio quello di aver acciuffato un punto quando ormai il ko pareva segnato. 

Per il resto, tanto da dimenticare. O meglio: da tener presente per non commettere gli stessi errori. Ma va detto che, appunto, la sosta ha senza dubbio condizionato la preparazione al match, così come gli impegni ravvicinati con City e Milan. La domanda è: davvero una squadra come l'Inter non può fare a meno di 4 elementi e non può permettersi turnover a Monza? Evidentemente oggi, per motivi diversi, il livello si abbassa. Il campo ha detto questo. Magari, come l'anno scorso, non sarà così pià avanti, quando la forma fisica sarà al top e i meccanismi di nuovo mandati a memoria.

Ciò che è inaccettabile è la caccia alle streghe. In molti sembravano non aspettare altro che un pretesto per tornare a dare addosso a Simone Inzaghi. In troppi hanno scaricato qualsiasi tipo di responsabilità su Kristjan Asllani, colpevole a loro dire di "rallentare la manovra". Ma il calcio vive di due fasi: con palla e senza palla. E se il giovane albanese ha tenuto troppo palla può essere anche dovuto al mancato smarcamento dei compagni. Tanto per dirne una. In generale, la sensazione è che si ha poca pazienza per tutto. Quelli che oggi criticano aspramente Asllani, già diventato il capro espiatorio della stagione 2024/25, sono gli stessi che avrebbero fatto altrettanto con Inzaghi qualora non avesse impiegato l'ex Empoli. E sono gli stessi che criticherebbero la società in caso di cessione a un altro club. I primi a dire "Ecco, l'Inter con i giovani non ci sa fare", quando oggi non hanno la minima pazienza di aspettare e aiutare una crescita che, fisiologicamente, espone a rischi. 

Intanto, per Kristjan, è arrivato il rinnovo fino al 2028. Bene così.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 17 settembre 2024 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni
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