Ora che anche la questione portiere è in via di risoluzione, con Josep Martinez, detto Pepo, prossimo a vestire la maglia nerazzurra in quello che sarà inizialmente un apprendistato all'ombra di Yann Sommer, Beppe Marotta, Piero Ausilio e Dario Baccin potrebbero addirittura andare in vacanza per qualche settimana. Non lo faranno mai, chiaramente è un'iperbole, ma dopo la rivoluzione della scorsa stagione al nostro management quasi non pare vero di aver già la rosa pronta per l'inizio della nuova. Perché se anche paradossalmente l'Inter chiudesse la sede fino al 31 agosto, smettendo di accogliere le cosiddette 'visite di cortesia' (che poi, nessuno che porti un vassoio di pasticcini o biscotti, o una buona bottiglia...), la squadra sarebbe ancora più competitiva rispetto all'annata conclusa con lo Scudetto della seconda stella.

Invece l'andirivieni nell'headquarter di Viale della Liberazione conferma che c'è ancora tanto lavoro da svolgere e non ci si può prendere una pausa troppo lunga. Vuoi per il Campionato Europeo in Germania che offre costanti spunti di riflessione, vuoi per i rinnovi ancora da definire, vuoi per le operazioni in uscita che sono importanti come e forse più di quelle in entrata, vuoi per la chiara volontà di andare a bloccare alcuni dei migliori giovanissimi del panorama internazionale, la dirigenza nerazzurra è sempre operativa dentro e fuori la sede. Ed è un bene, perché se mentre le altre corrono tu ti fermi più del dovuto, ti ritrovi a perdere parte del vantaggio accumulato. La fiaba della tartaruga e della lepre insegna.

Potenzialmente, dunque, la rosa attuale dell'Inter ha tutte le carte in regola per bissare il tricolore e mantenerlo per un anno in più sulla propria maglia. Ma la domanda da porsi è la seguente: basta per effettuare un percorso migliore nella nuova Champions League, che prevede impegni più duri e due partite in più nel girone? Basta per presentarsi con l'abito buono al Mondiale per Club e fare una bella figura nella terra della nuova proprietà? Magari qualcuno in dirigenza, attento soprattutto ai conti, direbbe che siamo più che competitivi. E non sarebbe una falsità. Un rischio, piuttosto, che si può correre coscientemente. Ma se chiedessimo a Simone Inzaghi cosa ne pensa, lui direbbe che nel corso di una stagione gli ostacoli sono così tanti che sarebbe meglio aggiungere almeno un altro paio di tasselli per dormire sereni. Magari un difensore e un attaccante. 

Al netto del costo squadra imposto dal settlement agreement, il management nerazzurro sa bene che nelle volontà dell'allenatore c'è un robusto fondo di verità e farà il possibile per accontentarlo. Ma per questi ultimi ritocchi servirà un pizzico di pazienza, perché il mercato è (ahinoi...) ancora molto lungo e prima bisognerà realizzare qualche uscita, impresa che a quanto pare riesce bene solo alla Juventus (il 'bomber' Kean a 15 milioni, boh...). Poi si farà il possibile per regalare a Inzaghi le pedine che renderebbero ancora più completa una squadra già di per sé molto competitiva.

A proposito di Inzaghi. Prima di andare in vacanza in virtù della citata iperbole, Marotta, Ausilio e Baccin facciano in fretta a prolungare il suo contratto. Non tanto per un significativo gesto di stima per il lavoro del tecnico piacentino, quanto piuttosto per mero interesse personale. Con il Demone in panchina, tutta la dirigenza sa che qualunque sia il bilancio finale della finestra di mercato nerazzurra e del proprio lavoro estivo, lui saprà come cucinare gli ingredienti messi a sua disposizione creando un piatto gourmet. In tempi in cui qualche buontempone mette in dubbio sui social la continuità aziendale dell'Inter, il contratto con la firma di Simone Inzaghi sarebbe il miglior documento confirmatorio.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 29 giugno 2024 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino
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